Il delirio di Marino: “Io come il Papa”. E se la prende pure con Veltroni
Chiude gli occhi, si tappa le orecchie, scarica tutte le responsabilità sugli altri. Ignazio Marino si sbraccia, sgomita, se la prende poco elegantemente persino con Veltroni, vede complotti ovunque, incappucciati e fantasmi che gli rovinano le notti. E arriva a paragonarsi al Papa con un abile giro di parole. L’uomo più contestato d’Italia, capace di sprofondare nei consensi e non capirlo, prova a cambiate le carte in tavola. Senza riuscirci.
Il sindaco si sente un po’… Pontefice
Per elogiarsi e giustificare gli errori grossolani compiuti sulla questione profughi, cerca il colpo di teatro con il “dagli al leghista”. Ecco la sua risposta: “Rispetto ai problemi su cui l’onorevole Salvini interviene a Roma e cioè la presenza di immigrati che giungono dal continente africano si possono avere due tipi di approccio: quello di Salvini che vorrebbe rigettarli tutti in mare e l’approccio di Papa Francesco che chiede all’Angelus ai romani di dialogare e incontrarli. Sono due visioni diverse, io mi sento molto più vicino a quella di Papa Francesco”, ha detto il sindaco di Roma a Radio Radio. Un errore dietro l’altro: innanzitutto Salvini non ha mai detto che vuole rigettarli a mare ma ha sempre chiesto più controlli e un freno agli sbarchi, che è cosa ben diversa. Poi, Marino dovrebbe spiegare che cos’ha combinato, prima di Tor Sapienza, in altri quartieri. Probabilmente ha già dimenticato o finge di dimenticare i fatti di Corcolle.
Di chi è la colpa? Di Rutelli e Veltroni…
“Il campo Salviati 1 che giustamente, tanto turbamento crea a Tor Sapienza, è stato aperto come campo temporaneo a metà degli anni ’90 dal sindaco Rutelli e il Salviati 2 qualche anno dopo dal sindaco Veltroni. Erano soluzioni probabilmente in sintonia con la visione di quei tempi”, ha detto Marino che così ha pensato di cancellare le sue responsabilità. Anche qui un vuoto di memoria: chi ha fatto i comizi nei campi nomadi se non lui? Perché alle primarie del Pd c’erano le code di rom, che hanno scatenato polemiche tra gli stessi democratici? Perché, dopo la sua elezione, i residenti scesero in piazza avviliti dall’arrivo di ondate di rom nei loro quartieri, spinti dalla convinzione di avere un sindaco accondiscendente?
Sulle contestazioni: i fischi non dai cittadini
Persino sui fischi ricevuti e sulle proteste ha una versione incredibile: non erano i cittadini ma strani personaggi infiltrati: “La sensazione che ho avuto io è che quella sera a sbarrare la strada non erano i residenti. Secondo me c’erano gruppi di persone organizzate, incappucciati. Non credo dentro il mio cuore che i cittadini siano dei razzisti o dei violenti ma solo persone esasperate”. Esasperati soprattutto da lui, come ha dimostrato il corteo di tutti i quartieri periferici. Ma magari lui non se n’è accorto.