Giovani, donne, afro: chi sono i 7 simboli della svolta repubblicana
Colpa dell’astensionismo. Nelle letture autoconsolatorie dei democratici americani la vittoria al Congresso dei repubblicani sarebbe dovuta alla disillusione di una parte dell’elettorato di Barack Obama, che in questa tornata di midterm non sarebbe andata a votare. Altri analisti, alcuni dei quali anche nelle file del partito del presidente, notano però che il risultato è stato bruciante anche in Stati tradizionalmente liberal e che, quindi, il terreno da riconquistare in vista delle presidenziali del 2016 è più in salita di quanti vogliano dire.
Un corso nuovo per i repubblicani
Una tesi rafforzata anche dal profilo di diversi nuovi parlamentari: giovani, donne, afroamericani, alcuni dei quali eletti in Stati finora inespugnati da persone con le loro stesse caratteristiche. Sulla base di questi identikit, molti osservatori sottolineano il cambio di passo del Grand Old party (come viene definito il partito repubblicano), che ha messo all’angolo vecchi tic e antiche rigidità per dare spazio a una nuova generazione moderata e più capace di intercettare trasversalmente l’elettorato statunitense.
Ecco chi sono volti più rappresentativi della svolta Gop:
1) Mia Love, mamma di tre bambini, figlia di emigrati haitiani, è la prima donna di colore eletta con i repubblicani, è anche il primo cittadino di origini haitiane a entrare al Congresso. È entrata alla Camera dallo Stato dello Utah, con un fortissimo sostegno da parte del partito nazionale.
2) Elise Stefanik, trentenne, laureata ad Harvard, ai tempi dell’università fu premiata con il Women’s leadership award. È la più giovane deputata mai eletta alla Camera dei rappresentanti, spuntandola in un collegio di New York. Commentando il risultato ha detto: «Sono onorata di fare un altro passo verso il “soffitto di vetro” per le future generazioni di donne».
3) Tom Cotton, 37 anni, poteva dedicarsi alla carriera di avvocato rampante: ha in tasca una laurea in legge conseguita ad Harvard. Invece, figlio di un veterano del Vietnam, è a sua volta veterano dell’Iraq e dell’Afghanistan, dove ha servito con onore, ottenendo medaglie e promozioni. È stato eletto al Senato, nello Stato dell’Arkansas.
4) Thom Tillis, un selfmade man del 1960, che si è laureato in Technology management solo nel 1996, dopo che si era già costruito una carriera nel settore delle tecnologie, partendo dal basso e diventando partner di Ibm. In North Carolina ha ottenuto una vittoria al Senato ritenuta determinante per il Gop.
5) Tim Scott, eletto al Senato in South Carolina. Ha 49 anni, è cresciuto con una madre single, è laureato in Scienze politiche, ha fatto l’assicuratore, è stato deputato. Con questa elezione però conquista un primato storico: è il primo afroamericano eletto in uno Stato del Sud dai tempi della Guerra di Secessione.
6) Shelley Moore Capito, classe ’53, figlia di un ex governatore, è la prima donna mai eletta al Senato nello Stato della West Virginia. Madre di tre figli, è stata anche deputato.
7) Joni Ernst, 44 anni, quasi la metà dei quali passati nell’esercito. Ha servito in Kuwait, durante l’operazione Iraqi freedom. Durante la campagna elettorale spiegò di aver passato la prima giovinezza a «castrare maiali». Anche lei conquista il primato di prima donna eletta al Senato nel suo Stato, l’Iowa.