Jobs Act: ecco i 3 scogli che dividono il Ncd dall’accordo con il Pd

14 Nov 2014 18:22 - di Aldo Di Lello

Si allenta la tensione tra Pd ed Ncd sul Jobs Act. Il compromesso raggiunto tra Matteo Renzi e la minoranza del Pd per le modifiche alla legge aveva suscitato in un primo tempo la dura reazione dell’Ncd. Il capogruppo al Senato Maurizio Sacconi aveva  paventantato il rischio che venisse attenuata  la «portata innovativa della riforma» del lavoro. La polemica col Pd s’è accesa subito. «Sacconi  – ha tuonato Matteo Orfini – dovrebbe iniziare ad abbassare i toni e imparare che in un governo con una maggioranza come questa non è che si ottiene di più urlando». Si lavora comunque a ricucire lo strappo tra dem e centristi. Contatti informali si sono svolti tra Sacconi stesso e il ministro del welfare Giuliano Poletti per trovare un compromesso. Alla fine sempre Sacconi ha dichiarato che ci «sono le condizioni per un accordo». Ecco i 3 punti che l’Ncd considera irrinunciabili.

1) Massima limitazione al diritto di reintegrazione

Il contratto a tutele crescenti deve consentire che i rapporti di lavoro si risolvano nel caso di licenziamento ingiustificato con indennizzi, limitando la reintegrazione ai licenziamenti nulli, che comprendono i discriminatori, e a «limitatissimi»  casi di licenziamenti disciplinari che si avvicinano a quelli discriminatori. Vale la pena ricordare che nell’accordo tra Renzi e minoranza Pd si prevede invece il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro nella maggiorparte dei. casi di licenziamenti disciplinari.

2) Flessibilità delle mansioni e vaucher

Non  devono essere modificate alla Camera le regole relative alla maggiore flessibilità delle mansioni, né le regole che vogliono allargare l’impiego dei voucher per dare tutela agli “spezzoni lavorativi”. La revisione delle mansioni è  giustificatata nei casi di ristrutturazione,  riorganizzazione o conversione delle aziende. I vaucher sono invece  buoni lavoro per attività discontinue e occasionali.

3) Testo unico sul lavoro

Lo Statuto dei lavoratori deve essere sostituito, secondo Sacconi,  da un Testo unico innovativo fatto di regole semplici e certe. il Testo unico dovrà raccogliere circa 15mila provvedimenti in termini non solo compilativi ma anche “innovativi”.  I suoi  criteri dovrebbero essere ispirati ai princìpi dell’inclusione, della responsabilità. della produttività, della sussidiarietà.

 

 

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