Primo matrimonio gay in Russia: una pagliacciata usata contro Putin
La notizia esplode all’improvviso: Putin volta pagina, è stato celebrato il primo matrimonio gay in Russia. Subito dopo, una prima rettifica: Putin è stato beffato, l’unione omosessuale è avvenuta senza che lui e i suoi potessero intervenire, perché se ne sono resi conto troppo tardi. Infine, l’ulteriore verità, detta a mezza bocca dai giornali di sinistra: non è proprio come pensavamo, è una mezza bufala.
Il fatto che ha destato scalpore
Una donna e una transessuale si sono “sposati” a San Pietroburgo in un matrimonio presentato dalla comunità gay russa come il primo omosessuale celebrato nel paese di Putin. In realtà la transessuale è registrata all’anagrafe come uomo e quindi il matrimonio è assolutamente legale. «Le nozze di questa coppia omosessuale hanno potuto svolgersi perché una delle giovani sul passaporto figura come un uomo. Formalmente è un matrimonio tra un uomo e una donna, ma de facto è tra due donne», ha detto l’Ong Vykhod che difende i diritti degli omosessuali. Le due ragazze, entrambe in bianco e con il bouquet di fiori, si sono sposate a San Pietroburgo, la città che è stata all’origine della legge, duramente contestata, che punisce la propaganda dell’omosessualità. Ma il voler strombazzare una mezza bufala ha portato conseguenze: «È un insulto nei confronti di migliaia di famiglie russe. Voglio chiedere l’annullamento del matrimonio», ha infatti tuonato Vitali Milonov, il deputato locale autore della legge. Meno clamore avrebbe certamente avuto meno conseguenze. Ma le associazioni gay hanno un obiettivo politico. Specie in Russia, dove c’è da criminalizzare Putin. Non a caso la questione è diventata da mesi un cavallo di battaglia delle nuove femministe, le Femen. Ancora si parla – ormai anche in maniera ironica – delle attiviste che hanno protestato davanti all’ambasciata russa di Stoccolma contro la recente normativa Putin. A seno nudo, naturalmente. Come tutte le pagliacciate firmate dalle Femen.