Niente cresima in cattedrale al figlio del boss: infuria la polemica

22 Nov 2014 16:12 - di

Niente cresima in cattedrale, a Palermo, per il figlio del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano. L’altolà è arrivato dal cardinale Paolo Romeo. Graviano è stato condannato all’ergastolo per avere fatto uccidere padre Pino Puglisi, ora beato per il suo martirio, le cui spoglie sono custodite proprio all’interno della cattedrale, dove si sono celebrate le cresime dei 49 alunni del Centro educativo Ignaziano (Cei), ma del gruppo non ha fatto parte il figlio del boss. Motivi di opportunità dunque, come hanno riportato alcuni quotidiani locali. La Curia non ha negato la cresima al ragazzo di 17 anni, che probabilmente riceverà il sacramento in forma privata, ma ha voluto evitare polemiche, dopo quelle suscitate lo scorso settembre per il matrimonio della nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro, celebrato nella Cappella Palatina, gestita proprio dalla Curia e che si trova all’interno di Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana.

Artale: non è la Chiesa dell’accoglienza

«Questa non è la Chiesa dell’accoglienza che predica Papa Francesco, bisogna anche avere il coraggio di fare certe scelte e questo ragazzo è stato discriminato». Così Maurizio Artale, presidente del centro Padre Nostro di Brancaccio, fondato dal Beato Pino Puglisi, ha commentato la decisione del cardinale Paolo Romeo di negare al figlio del boss Giuseppe Graviano la celebrazione della cresima nella cattedrale di Palermo. Una scelta che Artale critica: «Vorrei ricordare l’episodio di Corrado, un bambino di Brancaccio che era costretto dal padre a rubare. Padre Puglisi non dava colpe ai ragazzi, sapeva quanto erano condizionati dall’ambiente, senza mai sottrarre significato alla legge e alle regole, ma non ha mai negato a ragazzi come Corrado, ad esempio, il diritto di ricevere la comunione».

Stabile: occorreva dare un segnale

Di parere opposto don Francesco Michele Stabile, storico della Chiesa e presidente della commissione arcivescovile che ha promosso la causa di beatificazione di don Puglisi e il riconoscimento del suo “martirio cristiano”: «Il no alla cresima in cattedrale per il figlio del boss è un “segnale” che la Chiesa manda alla società. La scelta della Curia non è un atto di discriminazione verso il ragazzo. Non gli si nega la cresima ma l’uso di un luogo che accoglie le spoglie di don Pino, e quindi è un simbolo della resistenza alla mafia».

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