Arriva l’ultimo no sul Ponte di Messina. Ma c’erano 10 buoni motivi per farlo…

14 Nov 2014 19:20 - di Luca Maurelli

La beffa del destino è che l’ultimo “no” al Ponte dello Stretto è arrivato da uno dei suoi più grandi estimatori, Maurizio Lupi, berlusconiano convertitosi al Ncd, che fino allo scorso anno si sperticava in lodi sull’opera battezzandola come “strategica per la Sicilia”. Dopo le polemiche sollevate da Sel su quella posta di bilancio della legge di Stabilità che stanziava fondi per tenere in vita il progetto, il ministro è stato costretto oggi a una smentita categorica: “Il capitolo Ponte sullo Stretto è chiuso perché lo ha chiuso qualcun altro. Le leggi in Italia si rispettano». Ma Lupi ribadisce, anche oggi, che quell’opera a suo avviso è “strategica”. Sottotitolo: nel 2012 la bloccò Monti, oggi Matteo Renzi non la vuole, nonostante nei fondi del Cipe le tracce “di vita” ci siano davvero, almeno quanto basta per rianimare l’opera soffocata nella culla. Mancano i soldi, come sempre. Ma mancavano anche quindici anni fa, quando Silvio Berlusconi ne fece una bandiera e mise mano ai progetti finiti nel cestino. Con tanti rimpianti. Se si fosse iniziato nel 2000, tra un anno e mezzo il Ponte sarebbe stato pronto. E magari sarebbe diventato il simbolo dell’Italia nel mondo, come accadde per la Torre Eiffel a Parigi, che fu costruita in occasione dell’Esposizione universale del 1889, come opera provvisoria, per poi diventare una delle dieci meraviglie del pianeta. 

1- Il valore architettonito e paesaggistico

L’architetto Daniel Libeskind, per intenderci, quello che ha rifatto Ground Zero a New York, parlava del Ponte sullo Stretto come di “una straordinaria connessione fra le due coste, che offre al contempo una nuova possibilità di sosta in un luogo straordinario, un luogo fatto di contemplazione ma anche divertimento, un oggetto che unisce, simbolizzando, la libertà di movimento”. Può bastare?

2 – Le ricadute economiche

La stima sul ritorno economico del Ponte parla di una media di 40mila unità occupazionali assunte ogni anno, con il coinvolgimento diretto o indiretto nella costruzione del Ponte di altre migliaia di unità lavorative nell’indotto. Su tutto il settore turismo, appalti ed edilizia, poi, il contributo al Pil, secondo gli advisor, si sarebbe attestato intorno ai 3 punti nel Mezzogiorno. Ma le stime risalgono a quando si cresceva ancora…

3 – I vantaggi per il trasporto

Secondo studi commissionati dalla società “Ponte sullo Stretto” rispetto ai 52.000 passeggeri che ogni giorno si spostano tra la Sicilia ed il continente, la quota potenzialmente attratta dall’attraversamento stabile è del 40% del totale. Di decine di migliaia di utenti l’anno è invece la previsione sul bacino turistico interessato dall’opera,  sia dal punto di vista attrattivo che dei disagi, considerando le interminabili code per accedere ai traghetti.

4 – Il risparmio di tempo

Il Ponte di Messina sarebbe stata un’opera utile anche a rilanciare l’uso delle ferrovie in Sicilia, fortemente penalizzato dalla necessità di dover smontare i treni per varcare lo Stretto con una perdita di tempo di circa 90 minuti e con gravi disagi per i viaggiatori e deperimento delle merci.

5 . L’indotto sui trasporti del meridione

Il Ponte avrebbe contribuito al rilancio dell’economia delle regioni meridionali, velocizzandone il trasporto delle merci, oggi prevalentemente affidato ai Tir, che trovano nelllo Stretto e nell’imbuto della A3 due fattori di strozzamento.

6 – I benefici per il trasporto delle merci

Il trasporto ferroviario di merci rappresenta oggi una quota residuale a causa per i suoi lunghi tempi necessario per l’imbarco e lo sbarco dai traghetti. Con il Ponte la velocizzazione e il minori utilizzo delle navi sarebbe stata considerevole.

7 – I vantaggi per l’ecosistema

L’inquinamento marino e ambientale prodotto dai molti traghetti che attraversano lo Stretto di Messina si sarebbe notevolmente ridotto, con notevoli miglioramenti anche per il territorio circostante, per il quale era prevista una vasta opera di bonifica a carico dei privato.

8 – I record e il prestigio

La campata record del Ponte di Messina, avrebbe con i suoi 3.300 metri la più lunga luce, solo stradale, mai realizzata finora al mondo (1.991 metri Akashi Bridge) e del 65,74% rispetto al più grande ponte stradale e ferroviario fino ad ora realizzato (1.377 metri Tsing Ma Bridge).

9 – Un colpo alla mafia

Una delle principali motivazioni degli oppositori del Ponte è stata sempre quella delle infiltrazioni mafiose nell’opera. Legittima preoccupazione. Ma a questo punto perché fare il Mose, dove ci sono inchieste per tangenti, perché fare l’Expo, dove hanno dovuto inviare un commissario anti-corruzione a vigilare, perché non chiudere anche la Sa-Rc, aggredita dai mafiosi come fosse un cadavere da spolpare.  E perché non chiudere i bar di Roma e Milano “infiltrati” dalla camorra…

10 – L’ottimismo delle grandi opere

Viasto che per fare la Tav lottiamo da dieci anni con un piccolo esercito di scalmanati, perché nessuno si è posto, politicamente, l’obiettivo di ridare fiducia al meridione provando a realizzare una grande opera condivisa e di cui andare orgogliosi in Europa, senza farci ridere in faccia, per una volta?

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