“Processo” al liceo classico. Ecco chi è contro e chi lo difende
La furia rottamatrice del nuovo corso renziano si abbatte anche sul liceo classico che sarà al centro, oggi a Torino, di un processo-spettacolo in cui l’accusa sarà sostenuta dall’economista Andrea Ichino e la difesa dal semiologo Umberto Eco. Una delle riforme promesse dal premier Renzi, sintetizzata nel progetto online La buona scuola, prevede proprio il superamento dell’impostazione gentiliana del liceo classico con l’inserimento di materie quali informatica e economia oppure facendo scomparire le materie obbligatorie per offrire agli studenti una rosa di discipline da studiare “a scelta”.
Le “lingue morte”
Basta con il menù fisso dell’offerta formativa, basta con le “lingue morte”, è la tesi degli accusatori del liceo classico, mentre i difensori osservano che occorre tutelare l’istruzione d’eccellenza e non pensare solo alle esigenze del mercato. Del resto Adriano Olivetti, l’imprenditore-innovatore tornato assai di moda che “anticipò” i computer si pentì, notoriamente, di non avere frequentato il liceo classico. Ma in tempi di efficientismo, l’istruzione pensata per la “lunga durata” (quella che fornisce categorie solide e utili tutta la vita non solo nel settore lavorativo) non va più di moda. La polemica in realtà si accanisce su un istituto in crisi: solo il 6% degli studenti sceglie il classico e pochissime sono ormai le matricole negli atenei dove si seguono studi umanistici.
Meglio essere “cool”
Tra gli acerrimi nemici del liceo classico si fa notare l’economista Michele Boldrin, già esponente di Fare per fermare il declino e che oggi occhieggia alla destra ma anche il finanziere renziano Davide Serra che alla Leopolda ha spiegato: “La cultura umanistica ha fatto il suo tempo. Lo dico sempre ai miei bambini, bisogna esser cool, diventare matematici…”.
Il vecchio docente di latino
Viene in mente l’episodio narrato dallo storico Daniel Mornet nel suo Le origini intellettuali della rivoluzione francese: protagonista il vecchio professore di latino che dinanzi agli studenti innamorati dei “lumi” e ostili alla lingua di Cicerone mise i suoi libri in un carretto e se ne andò infuriato gridando “I classici vengono via con me, qui non abbiamo più niente da fare…”.