Prodi torna a darci lezioni di euro. I 5 “consigli” dell’uomo che ci ha rovinati
La faccia tosta di mister Euro ha la consistenza di un caciocavallo, più che di una mortadella. Romano Prodi, l’uomo che ci traghettò nell’euro annunciandoci un futuro radioso, oggi torna in cattedra per darci lezioni su come uscire dalla crisi che da anni attanaglia l’Europa proprio a causa dell’introduzione pasticciata della moneta unica. «Il problema è che se non applichiamo regole economiche ad un territorio come l’Europa noi non la rimetteremo mai in gioco», spiega il professore bolognese, chiamato in veste di autorevole opinionista a parlare a un convegno sul futuro dell’Europa all’Accademia dei Lincei. Ah, ecco, servono regole economiche: non poteva pensarci prima?
Le profezione sballate di Mister Euro
«Ve lo dico io, per noi italiani sarà come lavorare un giorno in meno al mese e guadagnare per un giorno in più», aveva annunciato nel 2000 l’allora leader del centrosinistra, che sull’euro ci aveva messo il faccione. Leggete il Corriere della Sera, era un tripudio di ottimismo. «È nata la moneta unica Europa e l’Italia è tra i protagonisti. Oggi l’Italia è più forte. Io sono contento e credo che tutti siate contenti. Due anni fa abbiamo preso questo impegno, e lo abbiamo mantenuto. Lo abbiamo preso senza esitazione perché era la garanzia del nostro futuro», si esaltava il giorno dopo l’avvio della moneta unica. Ed ancora: «C’è fermento, è tutto un fermento in questa Europa, l’euro lo sta accelerendo, scioé, l’euro è proprio una molla che sta creando un continente unico, con l’euro si sta realizzando una cosa che mai l’umanità ha realizzato, nella pace, nella concordia, senza guerra, un meraviglioscio e grandioscio atto di fede…», profetizzava nelle sue lezioni in tv nel 1998 (video in basso).
I cinque consigli tardivi del professore
1 – «Quando si è aperta la crisi, Obama ha buttato 800 miliardi di euro in un giorno solo, i cinesi l’equivalente di 595 miliardi di dollari in un colpo solo e hanno raddrizzato immediatamente l’economia. Il problema è che se non applichiamo regole economiche ad un territorio come l’Europa noi non la rimetteremo mai in gioco»
2 – «I 300 miliardi promessi dalla Ue devono andare in un piano per l’energia, per le infrastrutture, per le telecomunicazioni di cui abbiamo urgentemente bisogno, ma vedo tempi molto lenti».
3 – «Il problema è politico, c’è la necessità del riconoscimento di un’autorità condivisa».
4 – «L’Europa è in stagnazione, lo è da un pezzo. E’ tanto che suoniamo l’allarme, bisogna raccogliere questo allarme e cambiare rotta. Serve la ripresa»
5 – «Agli anni della speranza sono seguiti gli anni della paura, l’indebolimento del ruolo politico della Francia ha determinato uno sbilanciamento in favore della Germania che cambia tutte le prospettive dell’Europa stessa, ora i tedeschi devono tener conto degli interessi collettivi e la Germania ha la forza per fare questo».
Il sogno (e l’ossessione) el Quirinale
È chiaro che un uomo politico condannato dalla storia, un leader che ha fatto di una battaglia eurpeista persa la sua ragione di vita, dovrebbe ritagliarsi un ruolo da pantofolaio nel dibattito sul futuro dell’economia europea. Invece Romano Prodi, senza un briciolo di autocritica, insiste, si fa invitare, parla, consiglia. Sogna il Colle, ovviamente. E ha buone possibilità. Ha sbagliato tutto e in Italia questa è una roba che fa curriculum.
La lezione di Prodi sui miracoli dell’euro del 1998