Putin è il leader più popolare. Obama costretto a inseguirlo
Uno vola nei sondaggi e viene considerato il più potente del mondo. L’altro ha una crisi di popolarità da togliere il fiato e ha perso ampie fette di credibilità. Il sorpasso c’è stato da tempo ma ora il distacco è enorme: Vladimir Putin straccia Barack Obama, il leader russo – nonostante non sia spinto e sostenuto dai media internazionali – vince qualsiasi sfida con il leader statunitense, che pure era partito in quarta, se solo si pensa alla grande risonanza che avevano avuto la sua elezione e la sua rielezione alla Casa Bianca. Un elemento, questo, non accaduto con il gelido Vladimir, accusato sempre dalla stampa ostile di brogli, solita accusa avanzata da chi non sa perdere.
Galanterie con la first lady cinese
Anche la contemporanea presenza a Pechino l’ha dimostrato. Obama è apparso appannato, tutti dicono che si sia dovuto accontentare del classico bicchiere mezzo pieno, non ha avuto picchi, è apparso stanco, alla fine del mandato, ignorato dagli stessi americani che addirittura, nell’ultima occasione, hanno abbandonato la sala mentre lui prendeva la parola. Putin invece è stato sorridente, sicuro di sé, galante con la first lady Peng Liyuan alla quale ha offerto un plaid per coprirsi le spalle in una delle cene ufficiali, in una scena colta da un cameraman della tv di Stato ma prontamente fatta sparire dagli occhiuti censori cinesi. Ha l’orgoglio di essere sostenuto dal “suo” popolo contro gli attacchi dei poteri forti europei.
Il vantaggio di essere politicamente scorretto
Il leader russo si è conquistato un capitale di simpatia presso l’opinione pubblica cinese. Ammirato per le sue posture anti-occidentali e per il suo tradizionalismo, il campione di karate non si è smentito. Si pensava che sarebbe stato snobbato da Obama, dopo le polemiche dei mesi scorsi. Invece, al primo faccia a faccia si è intrattenuto con il presidente americano, «per un totale di 15-20 minuti», secondo Bernadette Meehan, la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Usa. Venti minuti in cui ha fatto sentire il suo peso all’avversario in panne. Fatto sta che ora non è certo facile, per i burocrati europei, metterlo sul banco dei “cattivi” per il ruolo che sta giocando nella vicenda dell’Ucraina. Obama è alle corde, Putin no. E non certo perché conosce il karate.