Rai, giallo sul super compenso a Benigni: ecco la quaterna d’oro
Quattro milioni di euro come cachet per Roberto Benigni? Il suo ritorno in Rai era in cantiere da un bel po’. Ma sulle cifre circolavano ipotesi e smentite, su cui qualcuno ora ha sollevato il velo. La somma che la Rai dovrebbe sborsare all’attore toscano per le due serate dei Dieci comandamenti, previste il 15 e il 16 dicembre, più un altro pacchetto di seconde serate per la Divina Commedia, sarebbe da capogiro. Ma ancora tutta da definire…
Le vacche magre della Rai
Si tratterà. certamente, di una somma esorbitante, che in tempi di vacche magre e di tagli lascia a dir poco a bocca aperta. L’indiscrezione è stata pubblicata dal sito La Notizia e rilanciata da Dagospia e da Il Giornale. Tra le richieste dello staff del comico toscano, ha scritto Marco Castoro de La Notizia «ci sarebbe anche il periodo della messa in onda, non compreso in quello di garanzia, e l’assenza di break pubblicitari all’interno del monologo».
Le smentite fioccano, ma…
Secca la smentita dell’agente di Benigni, Lucio Presta: «Le cifre non corrispondono a realtà». Mentre l’ufficio stampa della Rai ha parlato di «cifre false». Ma il mistero resta: quali sono i numeri esatti? Non sarebbe utile un’operazione-trasparenza?
I numeri d’oro del comico
1 – Il primo pacchetto, sempre secondo La Notizia, relativo alle due serate dei Dieci Comandamenti costerebbe due milioni e 400mila euro.
2 – Il secondo pacchetto costerebbe un milione e 600mila euro, relativo a un ciclo in seconda serata sulla Divina Commedia.
3 – Nel 2012 per la serata evento La più bella del mondo, lo show con il quale Benigni avrebbe dovuto celebrare la Costituzione, il cachet fu un milione e 800mila euro. Lo spettacolo ebbe con uno share del 43,94 per cento. Ma il mattatore trasformò lo show, andato in onda in prima serata sulla tv ammiraglia della Rai, in un monologo anti-Cav. Il tutto pagato coi soldi pubblici.
4 – Nel 2013 per le dodici serate andate in onda su Raidue, (come riportava Il Giornale nell’edizione del 5 aprile 2013), acquistate chiavi in mano (cioè con le registrazioni complete) la Rai sborsò tre milioni e 600mila euro. A puntata: 300mila euro. Non certo bruscolini per un’azienda che dichiara di essere in profondo rosso.