Sì della Camera al Jobs Act. Nel Pd 37 dissidenti. L’opposizione esce dall’aula
L’opposizione ha abbandonato l’aula, 40 deputati del Pd non hanno votato, due hanno votato no e due si sono astenuti. Così il Jobs Act è passato alla Camera e torna al Senato con appena 316 sì, 6 no e 5 astenuti. In totale sono stati 260 i deputati che non hanno partecipato al voto.
Gli assenti del Pd
Fra i 40 assenti dem al voto solo sette erano giustificati. Fra loro c’era anche Enrico Letta. Gli altri hanno voluto esprimere il loro dissenso sulla delega sul lavoro, il cui impianto «nonostante le modifiche apportate alla Camera, non è soddisfacente», come hanno scritto in un documento in cui annunciavano che non avrebbero partecipato al voto. Tra i firmatari ci sono Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Francesco Boccia, Davide Zoggia e Alfredo D’Attorre.
Civati vota no. Fassina: Renzi alimenta le tensioni
Hanno votato e hanno votato no, invece, Pippo Civati e Luca Pastorino. «Manifesto un profondo dissenso su questo provvedimento e soprattutto per la campagna politica e culturale ad esso legata che non ho condiviso», ha detto Civati, mentre i “civatiani” Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini sono stati tra gli astenuti. «Renzi alimenta le tensioni sovversive e corporative», ha poi detto Stefano Fassina nel corso di una conferenza stampa della minoranza Pd.
Nel governo e nel partito minimizzano
Secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, però, l’atteggiamento dei dissidenti «era in qualche misura prevedibile». «Ci sono una discussione che va avanti da tempo e posizioni notoriamente diverse. Tuttavia anche chi non ha espresso voto favorevole alla fine ha apprezzato i miglioramenti e ha riconosciuto il lavoro svolto», ha sostenuto Poletti, mentre la vicepresidente della Camera Marina Sereni ha parlato di «un ottimo lavoro fatto dal gruppo del Pd alla Camera». Un richiamo a non sottovalutare l’accaduto, invece, è venuto da Dario Ginefra per il quale ora «occorrerà un serio confronto all’interno del partito e dei gruppi parlamentari».
Anche FI esce dall’aula
Nelle file dell’opposizione, invece, è giunta a sorpresa la decisione di Forza Italia di uscire dall’aula. «La maggioranza si assuma le sue responsabilità», ha scritto su Twitter Renata Polverini, parlando del Jobs Act come di una «ulteriore pagina buia del governo Renzi». «Il voto sul cosiddetto Jobs Act di oggi alla Camera ha certificato lo stato confusionale della maggioranza che sostiene questo moribondo governo», è stato poi il commento del gruppo affidato a una nota. Durante la discussione, inoltre, si erano registrate le proteste, con urla e cartelli, di Sel, M5s e di alcuni lavoratori della Fiom che si trovavano in tribuna.