Spray al peperoncino agli agenti, via alla sperimentazione

17 Nov 2014 17:34 - di Roberto Frulli

Ci sono voluti anni di chiacchiere, discussioni ed enormi lungaggini burocratiche che hanno allungato a dismisura i tempi. Ma da oggi si parte con la sperimentazione dello spray al peperoncino da dare in dotazione anche ai poliziotti dei reparti mobili, da utilizzare nei servizi di ordine pubblico, come ad esempio manifestazioni e stadi.
Sarà una sperimentazione di sei mesi a Milano e Torino, come prevede una circolare appena inviata dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, e la novità fa parte della strategia, avviata dai vertici della polizia, per puntare a ridurre quanto più possibile il contatto fisico tra agenti e malintenzionati.
Saranno sperimentate due differenti tipologie di strumento di dissuasione a getto balistico, in grado, indica la circolare, «di attingere bersagli circoscritti al fine di garantire il mantenimento di fasce di rispetto dello scontro diretto».

Le regole di ingaggio: utilizzabile quando la mediazione è fallita

Lo spray in uso nella sperimentazione contiene, in realtà, un modesto contenuto di principio attivo – capsicum disciolto non superiore al 10 per cento – e non ha impatti duraturi sulla salute della persona colpita.
L’ambito d’uso dello spray al capsicum riguarda, sottolineano dal ministero, «situazioni di ordine pubblico dove sia necessario il ripristino della legalità, nel caso vi sia un’azione volta alla resistenza attiva, minaccia o violenza verso le forze di polizia».
Ma questo non significa che lo spray possa essere utilizzato in maniera indiscriminata. La condizione che autorizza gli agenti all’uso dello spray, sottolinea il Dipartimento, è che «che ogni tentativo di negoziazione, mediazione o dissuasione verbale sia fallito».
Quanto a coloro che utilizzeranno lo spray nei reparti, è previsto che in ogni squadra sia individuato un singolo agente che verrà dotato del dispositivo, anche se la formazione all’uso interesserà tutti i componenti della squadra.

Negli Usa utilizzano Stun Gun e Taser: sono più sicuri

A bordo del mezzo di trasporto della squadra saranno disponibili al massimo altri 4 spray più tre kit decontaminanti per “medicare” quanti sono stati raggiunti dal capsicum.
A breve, un ulteriore documento indicherà le linee guida operative sull’utilizzo del dispositivo, nonchè sulle procedure da seguire in caso di auto-contaminazione. Il corso di formazione per i reparti mobili di Torino prende il via oggi e durerà fino al 27 novembre, mentre per quelli di Milano il periodo va dall’1 al 12 dicembre prossimi.
Lo spray arriva quando oramai la quasi totalità delle altre forze di polizia estere utilizzano altri metodi che garantiscono maggiore sicurezza ai poliziotti ed evitano, come può facilmente accadere, che gli stessi agenti siano raggiunti dal getto. Negli Stati Uniti sono oramai ampiamente utilizzati da anni i cosiddetti Stun Gun, la maggior parte prodotti dall’azienda statunitense Taser, sistemi che, grazie a comuni batterie da 9 volt riescono produrre una scarica ad alta tensione ma a bassa intensità di corrente che agisce facendo contrarre i muscoli al soggetto colpito e paralizzandone temporaneamente i movimenti.
Questo sistema, rispetto allo spray al peperoncino, consente agli agenti di restare a una debita distanza di sicurezza, poiché i sistemi Stun Gun più evoluti come il Taser non necessitano del contatto fra target e sparatore ma consentono una distanza operativa anche di dieci metri: una volta azionata, la pistola elettrica spara due piccoli dardi che si conficcano sui vestiti o sulla cute e trascinano un sottile filo elettrico. Una volta raggiunto l’obiettivo, la pistola produce una scarica che, attraverso il follo e i dardi, fa crollare il soggetto a terra.

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