La stupra, la sposa, la sfigura: l’odissea di una donna marocchina
Devi sposare chi ti ha violentato. Il violentatore così la fa franca e tu sei la sua schiava. Poi lui si vendica su di te con ferocia, senza pietà, alla prima scintilla, al primo segnale di ribellione. O alla prima richiesta di respirare un soffio di libertà. È l’ennesima vicenda incredibile che ha come protagonista una donna marocchina. Anzi, una ragazzina, niente di più di una ragazzina, il cui abito da sposa si è trasformato in un incubo. Un incubo vissuto sempre in nome di uno strano concetto di civiltà e di tradizioni assurde, di costumi e di morale inaccettabili. Storie di donne massacrate, sottoposte a violenza, umiliate.
Una vicenda assurda
Un’altra riprova nella vicenda che fa riflettere: una minorenne marocchina – che era stata costretta l’anno scorso a sposare il suo stupratore – è stata sfigurata dal marito-carnefice a colpi di rasoio perché voleva il divorzio. Lo hanno reso noto i media del Marocco. Khaoula, diciassette anni, era stata costretta a sposare l’uomo che l’anno scorso l’aveva violentata. A Marrakech è stata aggredita con un rasoio dall’uomo che urlava «nessuno ti sposerà dopo di me». L’Associazione marocchina per i diritti umani (Amdh) riferisce che la ragazza è in ospedale “sfigurata”e che i medici hanno dovuto suturarle una cinquantina di tagli al viso «con 40 punti». L’Amdh ha assicurato il suo aiuto alla ragazza perché possa ottenere giustizia. Lo scorso gennaio il Parlamento marocchino aveva modificato l’articolo 475 del codice penale, articolo che fino ad allora aveva permesso agli stupratori di sfuggire a qualunque processo se sposavano la loro vittima. Ma averlo cancellato è servito a poco. Perché la “morale” resta ferma, ancorata alle degenerazioni del passato.