Venti anni fa i norvegesi dicevano «no» alla Ue. E non se ne sono pentiti…
Venti anni fa esatti, il 28 novembre del 1994, il popolo norvegese diceva «no» per la seconda volta, e definitivamente, all’ingresso nell’Unione europea. La Norvegia e i suoi cinque milioni di abitanti sono oggi tra i pochissimi Paesi europei ai quali non è mai interessato entrare in Europa e, ex post, dobbiamo dire che ci hanno visto lungo. Il primo referendum popolare fu nel 1972, e allora il «no» vinse con una percentuale ancora maggiore. È vero che di fatto la Norvegia, Paese civile e moderno, è praticamente inserita in ogni suo aspetto in Europa, e questa da sempre, ossia ben da prima che arrivasse quest’Unione europea. Oslo fa parte dell’Efta, l’Associazione europea del libero scambio, il cui segretario dal 2006 è proprio norvegese, e partecipa al mercato Ue attraverso il See, lo Spazio economico europeo. Aderisce inoltre alla convenzione di Schengen.
Oslo teme che pesca, agricoltura e welfare siano danneggiati
Quindi, è Europa a tutti gli effetti. Però si tiene la sua Corona e ha il terzo Pil pro capite più alto al mondo, cosa che difficilmente avrebbe se facesse parte dell’Unione con i suoi lacci e lacciuoli: sulla pesca, sull’agricoltura, sull’immigrazione, sui bilanci, sulla vita di ogni cittadino, ma soprattutto sull’alto livello dello Stato sociale, al quale i norvegesi tengono moltissimo. Oggi la Norvegia esporta minerali, petrolio, carne bovina e prodotti della pesca. L’anni scorso hanno vinto i conservatori con un programma basato sul controllo dell’immigrazione e sui tagli fiscali. Perché dovrebbe entrare in Europa, in questa Europa?