Alta Moda Roma, Marino revoca i contributi: le maison se ne vanno
Anche l’Alta Moda lascia Roma: e l’addio ha strascichi polemici lunghi e pesanti che avvolgono, ancora una volta, il sindaco Ignazio Marino. Le maison più prestigiose del Bel Paese se ne vanno sbattendo la porta: la sforbiciata del Campidoglio a contributi e fondi è netta e implacabile, e allora, niente sfilate a gennaio. Niente griffe in passerella, niente sogni di gloria stampati su tessuto. Niente ricami su cui ordire la trama – sempre più sfilacciata – del Made in Italy più raffinato e blasonato. Dopo gli ultimi convulsi giorni passati a cercare di ricucire contatti e mettere toppe a colori a buchi di finanziamento possibili, a cinque settimane dalla sfilate in calendario, l’amministrazione capitolina capitanata da Ignazio Marino revoca il suo contributo alle sfilate romane e a Silvia Venturini Fendi, presidente di Alta Roma, non resta altro da fare che alzare le braccia e gettare la spugna: «Il budget è irrisorio – annuncia – annulliamo tutto».
Moda, l’ultima “vittima” di Marino
La moda, dunque, è solo l’ennesima vittima illustre di una gestione capitolina alle prese con un piano di rientro che continua a falcidiare cultura, spettacolo, e il meglio della rappresentatività del nostro brand. Così, dopo i tagli che hanno ridotto il Festival internazionale del film di Roma – ancora senza un direttore – in una vetrina cinefila svuotata dai concorsi cimematografici che impreziosiscono invece le rassegne di Cannes e Venezia. Dopo i venti di crisi che hanno strappato il sipario di due dei più rinomati palcoscenici romani, quelli del Teatro Valle – in attesa di restauro dopo la lunga occupazione – e dell’Eliseo – vittima di una estenuante guerra fratricida tra i proprietari – la mannaia è calata anche sulla Fiera d’arte Roma Contemporary, annullata nel 2013 perché dal Comune non sono stati erogati i fondi necessari alla sua sopravvivenza. E ora anche sulle passerelle dell’Alta Moda.
Alla faccia dell’indotto
Marino e i suoi, insomma, continuano a buttare acqua sul fuoco delle idee spegnendo ogni piccolo focolaio di iniziativa e proposta: quelle che caratterizzano l’anima di una città che, tra l’altro, è una capitale, fanalino di coda di ben altre corazzate europee. Quelle che comunque, come per esempio le sfilate di Alta Roma, al di là dei buchi in bilancio che ne inibiscono i finanziamenti, creano indotto e generano lavoro. «Si pensi alle modelle, ai parrucchieri, alle auto, alle hostess, agli elettricisti, ai grandi alberghi. Io sola spendo 10 mila euro l’anno solo di francobolli per spedire gli inviti», ha detto tra i tanti la stilista milanese Raffaella Curiel, che da trent’anni presenta la sua alta moda nella capitale. Niente da fare comunque: dal Campidoglio venerdì è arrivata impietosa la conferma: bambole non c’è un euro: «Ci dispiace – ha ribadito formalmente l’assessore alle Attività produttive con deleghe sulla Moda, Marta Leonori – ma abbiamo dovuto tagliare il contributo». Di questo passo davvero non resterà altro da fare che girare in bicletta: pedonalizzazioni permettendo…