Ancona, un altro infanticidio. Sotto accusa la giustizia “buonista”

26 Dic 2014 13:37 - di Roberto Frulli

Finisce sotto accusa la lentezza della giustizia e la burocrazia il giorno dopo l’infanticidio a San Severino Marche, in provincia di Macerata, del piccolo Simone da parte della madre Debora Calamai che, nonostante fosse in cura da uno psichiatra, aveva ottenuto dai giudici del Tribunale l’affidamento condiviso assieme al papà del ragazzino tredicenne.
Dal 2005 la donna era in cura da uno psichiatra ma questo non aveva impedito ai giudici di coaffidarle il bambino. Una circostanza incredibile dopo la confessione agghiacciante della donna che arrestata per l’infanticidio del bambino, avvenuto la vigilia di Natale con nove coltellate mentre il bimbo cercava disperatamente di sottrarsi alla furia della madre, ai carabinieri ha confessato: «Sono contenta di averlo fatto».

Era in cura presso il reparto di psichiatria a Tolentino

La donna, 38 anni, un lavoro da precaria in una casa di cura per anziani, era fortemente disturbata. E da nove anni era seguita daL distretto ospedaliero di Tolentino ed era stata in cura nel Reparto Psichiatrico. Tanto che l’ex-marito, un operaio di 40 anni, aveva chiesto da tempo di avere l’affido in esclusiva del bambino. Ma la lentezza della burocrazia è stata fatale per il tredicenne. La donna era seguita dai Servizi Sociali e tutti sapevano delle sue gravi condizioni psicologiche. Ma, nonostante ciò, nonostante i gravi segni di squilibrio manifestati più volte, i giudici del Tribunale dei Minori di Ancona avevano deciso per una perizia per verificare le condizioni psicologiche della donna.
Scrive una parente su Facebook: «ieri sera l’ho chiamata e richiamata per invitarla da me per fargli passare il Natale in compagnia perché provavo una gran pena per lei ….ma se dopo ricoveri e segni di squilibrio chi di dovere ha continuato a fargli tenere il bambino…». Un’accusa esplicita contro il meccanismo burocratico e la lentezza farraginosa della giustizia.

Il padre aveva chiesto l’affidamento in esclusiva

Originaria di Firenze, Debora Calamai era separata dal marito ed era in corso la pratica per l’affidamento esclusivo di Simone al padre. Proprio il giorno dell’infanticidio, poche ore prima di mettere in atto il suo folle gesto, la donna si era incontrata con il marito, Enrico Forconi, 43 anni, e pare che avessero avuto una discussione sempre in ordine all’affidamento dell’adolescente. Simone aveva cenato a casa della madre ed aveva ricevuto da lei in regalo alcune costruzioni Lego. Il ragazzino avrebbe poi chiamato due volte il padre con la scusa di essere aiutato a realizzare il modello con i mattoncini che aveva ricevuto, ma può darsi che nella telefonata vi fosse già una richiesta implicita di aiuto per aver visto la madre in condizioni di forte stress.
A quanto sembra, quindi, madre e figlio non avrebbero avuto una lite, ma è probabile che la donna abbia avuto paura che l’ex-marito le potesse portarle via Simone. Ed è esplosa la follia. Che ha portato all’infanticidio.

I vicini hanno sentito le urla disperate del bambino

A dare l’allarme sono stati i condomini del palazzo popolare in cui abita la donna, in via Zampa 70 nel quartiere Settempeda. I vicini hanno sentito le urla della donna e di Simone. Il ragazzo, che frequentava la terza media, aveva cenato con la madre e stava aspettando il nonno paterno, per trascorrere il Natale con i parenti del padre. Sembra che la donna abbia inseguito il figlio adolescente fin sul pianerottolo, colpendolo poi per 9 volte con un coltello da cucina, 4 volte al petto. I vicini di casa hanno subito avvisato il 118 e i carabinieri. I militari hanno trovato la 38enne ancora col coltello in mano. Simone era già morto.
Il padre della giovanissima vittima è arrivato a casa della ex dopo cinque minuti ma Simone era già a terra privo di vita. «Quando sono arrivato – ha detto Forconi – la tragedia si era ormai consumata. Erano passati appena cinque minuti dalla seconda telefonata, eppure sono giunto troppo tardi».
Sul suo profilo Facebook, Enrico Forconi ha lasciato un messaggio disperato: «Un pezzo del mio cuore è volato via con te amore mio. Veglia su di me e proteggimi, meglio di quanto io abbia saputo fare x te. Mi manchi».

 

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