Aria di “inciucio” sul Quirinale tra il Pd e i grillini. Ma Renzi rischia grosso…

30 Dic 2014 12:15 - di Silvano Moffa

“Credo che questa volta i 5 Stelle saranno della partita”. Parola di Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera e deputato Pd, vicino al premier Renzi e da quest’ultimo mandato in avanscoperta per sondare tra le file dei grillini quanti potrebbero non limitarsi a resistere alle sirene quirinalizie. Fuor di metafora: su quanti, nel movimento pentastellato, potrebbe far presa l’idea di svolgere un ruolo attivo nella elezione del nuovo presidente della Repubblica. Giachetti ha un passato da radicale che lo rende un po’ specialista nel  dialogo aperto ad ampio spettro, si muove con dimestichezza sui versanti più disparati e impervi della politica. E’ sicuramente quello, tra i renziani, gliene va dato atto, che meglio può svolgere un ruolo diplomatico e suadente senza, per questo, scottarsi.

Il precedente di Prodi e Marini

Renzi lo sa. E siccome la scadenza del Quirinale si avvicina e la partita si presenta assai complessa, gli ha affidato il compito di convincere i grillini a giocare la partita fino in fondo. La mossa nasconde anche qualche furbizia. Come quella di inviare messaggi a Forza Italia e, soprattutto, ai franchi tiratori che si nascondono tra le fila del suo stesso partito, il Pd. Il segnale è chiaro: se qualcuno pensa di fare qualche scherzo nell’urna replicando la figuraccia rimediata a suo tempo con le candidature di Marini e Prodi, cavalli di razza azzoppati prima ed eliminati poi tra lo scherno generale e lo psicodramma collettivo che infine portò alla rielezione a tempo di Giorgio Napolitano; se qualcuno vuole replicare quella scena, bene , ora è avvertito: c’è chi si sta muovendo per accaparrare voti fuori dalla maggioranza, nel campo a suo tempo esplorato da Bersani (e di recente , dallo stesso Renzi) senza grande successo.

Segnali a destra e sinistra

Il segnale vale anche per Forza Italia, ovviamente. Di Berlusconi Renzi ha bisogno come il pane per sopravvivere e tirare avanti. Non ne può fare a meno. Il punto è che, nella partita più delicata non vorrebbe lasciargli un ruolo salvifico, addirittura essenziale. Così, tanto per non tradire la sua provenienza dorotea, Renzi si acconcia a praticare il metodo dell”inciucio”, ossia quella formula pseudopolitica in base alla quale le trattative si spingono oltre il perimetro classico dello scacchiere che sostiene l’Esecutivo, vuoi all’interno della maggioranza(Ncd), vuoi dall’esterno (FI), pur di raggiungere lo scopo. Come andrà a finire? E’ presto per dirlo. La storia parlamentare ci ha insegnato che non sempre gli effetti dell'”inciucio” si sono rilevati vincenti ed esaltanti come avevano immaginato i rispettivi protagonisti.

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