Berlusconi pianta un “paletto” sul Colle: «No a un presidente di sinistra»
«Mi aspetto un percorso di condivisione che consenta di avere un presidente della Repubblica che non sia solo espressione della sinistra». Ecco il paletto, forse l’unico, che Silvio Berlusconi pone sulla strada del Colle, in un’intervista all’Huffington Post nella quale torna sulla partita per il Quirinale lanciando un messaggio chiaro al Pd: «È evidente che la questione del Quirinale è legata delle riforme».
Il toto-Colle non entusiasma il Cavaliere
Se per Renzi nessun nome è escluso dal toto-Colle, per il leader di Forza Italia invece il percorso aperto con il Patto del Nazareno ha per esito “naturale” una condivisione anche sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica: Quirinale e riforme “non possono che andare di pari passo”. «Mi aspetto un percorso di condivisione il quale, al di là delle procedure che si seguiranno, consenta a questo Paese di avere un Presidente della Repubblica che non sia solo espressione della sinistra, come è stato con gli ultimi presidenti, ma sia una figura di massima garanzia e di rappresentanza di tutti gli italiani. Sono convinto che ci arriveremo, nel quadro di quella collaborazione istituzionale, che è diversa dalla convergenza politica, che si è avviata con il Pd sulle riforme».
La rifondazione del centrodestra
«Il leader del centrodestra? Non lo escludo. L’unica cosa che invece escludo è di non essere in campo. Se poi ci sarò come attaccante o come regista, dipenderà da molti fattori oggi difficili da prevedere», dice Berlusconi, confidando sulle sentenze della Corte di Giustizia europea. Berlusconi parla del centrodestra al governo come di una “grande rivoluzione liberale” incompiuta, dovuta al fatto che i partiti che di volta in volta hanno rappresentato i moderati italiani hanno “governato per meno della metà” degli ultimi vent’anni e anche quando alla maggioranza si sono dovuti scontrare con “regole istituzionali, egoismi, forti resistenze”. E Salvini? «È successo che una parte dei nostri elettori, delusa, si è rifugiata nell’astensione, mentre alcuni protagonisti politici, da Alfano a Salvini, hanno pensato che potesse essere venuto il loro turno. Ne sarei lieto, come ne sarei stato contento nel 1994 se Segni e Bossi, Martinazzoli e Fini si fossero messi d’accordo senza bisogno del mio intervento. Io non ho mai sofferto di ambizioni politiche né allora né oggi. Ma ancora oggi come allora non vedo nessun altro che possa esercitare una leadership in grado di unificare il mondo del centro-destra».
Nessun rancore contro Fitto
Non manca la domanda su Raffaele Fitto e sulle presunte minacce di cacciarlo: «La verità è che in trent’anni di imprese e in vent’anni di politica io non ho mai cacciato nessuno. Forse è stato un errore, in qualche caso avrei dovuto farlo, ma, francamente, non ne sono capace». E a chi paragona il dissenso di Fitto a quello di Alfano o Fini, l’ex premier sottolinea: «Visto l’esito, credo che nessuno abbia la tentazione di imitarli».