La cenerentola Grecia si scaglia contro i banchieri della Ue
Il governo di Atene alza la testa contro la troika (Fmi, Ue e Bce) e il premier Antonio Samaras annuncia che “non accetterà mai pressioni irragionevoli e ingiustificate”. Siamo, insomma, ad un punto di rottura, dopo che le tre entità finanziarie e sovranazionali non hanno fatto mistero di ritenere insoddisfacenti le risposte fornite dal governo greco alle loro richieste. Con una semplice e-mail i rappresentanti dei creditori internazionali, inviati ad Atene per verificare l’andamento delle economia del Paese e, soprattutto, l’aderenza delle misure adottate dall’esecutivo di Samaras alle indicazioni della troika, hanno ribadito le loro riserve e perplessità.
In difesa del governo
Secondo i media, la troika continua a chiedere delucidazioni su questioni che sono state più volte fornite in modo esauriente dallo stesso ministro delle Finanze, Gikas Hardouvellis. Non solo. La divergenza di valutazione riguarda, soprattutto, i provvedimenti in materia previdenziale. Su questo punto le modifiche suggerite dal Fmi, Ue e Bce non incontrano il favore dei deputati della maggioranza governativa. Consapevole di questo delicato aspetto, il premier Savaras, pur rendendosi disponibile a qualche correzione, ha chiaramente difeso l’operato del governo. Parlando dalla tribuna della Camera di Commercio greco-americana, prima che ad Atene arrivasse la risposta della troika, Antonio Samaras ha detto :”Ci troviamo alla fine del 2014 e la Grecia ha dimostrato la sua credibilità e la sua volontà di consolidare la stabilità politica e riprendere la strada del risanamento e dello sviluppo. Nessuno ha il diritto di comportarsi nei nostri confronti come faceva due anni e mezzo fa oppure quattro anni fa quando tutto stava crollando”.
I ricatti della opposizione
“Nessuno – ha aggiunto – all’interno del Paese ha il diritto di minare questa stabilità politica. Nessuno all’estero ha il diritto, evocando la mancanza di stabilità, di contribuire a portare più vicino l’instabilità”. Un discorso molto netto, rivolto, non solo alle autorità finanziarie internazionali e alla Comunità europea, ma anche ad Alexis Tsipras, il leader del partito radicale Syriza, il quale starebbe tramando per spingere alcuni parlamentari a non votare il nuovo presidente della Repubblica, con lo scopo di precipitare il Paese nel caos.