Dopo aver ucciso il socio il “compagno” Buzzi fu graziato da Scalfaro
Il 26 giugno 1980 Salvatore Buzzi, l’ex estremista di sinistra al centro dell’inchiesta su Mafia Capitale, uccise il suo socio Giovanni Gargano con 34 coltellate. Non solo. Inizialmente tentò anche di incolpare dell’omicidio la sua fidanzata dell’epoca, una prostituta brasiliana. Lo rivela il quotidiano Imola Oggi. «Il Buzzi viveva al di sopra delle sue possibilità – scrive il giornale – infatti girava con un’auto da 12 milioni di lire e viveva in un discreto appartamento con la fidanzata brasiliana di cui sopra. Rubava assegni dalla banca per permettersi questo tenore di vita, il socio Gargano li incassava. Gargano era un pregiudicato all’epoca ventenne. Il Buzzi decise di eliminarlo in quanto il Gargano aveva cominciato a ricattarlo. Fu abile nello sfruttare le possibilità che lo Stato italiano offre ai detenuti, si atteggiò a detenuto modello e nel 1983 fu il primo carcerato a laurearsi in cella in Italia. La sinistra italiana fu tutta commossa e ammirata per questo “vecchio compagno che ha smarrito la buona strada ma l’ha poi ritrovata alla grande”. Condannato a 25 anni per omicidio – ricorda Imola Oggi – rimase in carcere per 11 anni fino al 1992, quando il presidente Oscar Luigi Scalfaro, commosso dalla redenzione del “compagno che sbaglia”, gli concesse la grazia e lo liberò.