Hai Marx nel curriculum? In Italia sei il candidato ideale per il Quirinale
Col favore del clima festaiolo, i grandi giornali d’opinione (in genere opinioni favorevoli al governo Renzi) si sono scambiati informazioni riservate sul possibile sucessore di Napolitano al Colle, individuando un soggetto conosciutissimo dagli italiani per le tasse e ben noto, per gli stessi motivi, anche nei grandi ambienti finanziari internazionali: l’attuale ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. A quanto pare, sarebbe lui il prescelto da Matteo Renzi per garantirsi un Quirinale “non ostile”. In più – ed è questo il vero leitmotiv – “Padoan ce lo chiede l’Europa”, come è stato più volte sottolineato, come un triste presagio. Pier Carlo Padoan al Colle e Lorenzo Bini Smaghi, ex commissario Bce, sulla poltrona di via XX Settembre: su questo scambio di poltrone il premier starebbe provando a trattare con Silvio Berlusconi, consapevole che dalle altre opposizioni difficilmente otterrà voti su quel nome così governativo. Ma chi è Padoan? Un esimio ed autorevole comunista, brillante, ironico, preparato, molto stimato all’estero. Con un dettaglio preziosissimo nel curriculum: ex marxista-comunista convertitosi al verbo europeo del rigorismo a suon di frequentazioni d’alemiane e la direzione della Fondazione Italianieuropei. Un po’ come Napolitano, per intenderci.
Padoan e la “Critica marxista”
Appena laureato in Economia internazionale, a Roma, il probabile futuro inquilino del Colle cominciò a collaborare con la rivista del Pci “Critica marxista”, su cui, negli anni Settanta-Ottanta, iniziò il suo percorso di analisi critica dellle “vecchie ricette” keynesiane. Il suo padrino politico Alfredo Reichlin, storico esponente del Pci e partigiano, lo assisteva nelle sue diatribe ideologiche sulle riviste comuniste. «Nel 1975 Critica marxista pubblicò una sua relazione dal titolo impegnativo, “Il fallimento del pensiero keynesiano”, che riassumeva il lavoro di un gruppo di giovani economisti costituito presso l’Istituto Gramsci sul tema «Limiti del dirigismo e fondamenti teorici della politica delle riforme». Anche il Manifesto aveva dedicato grande attenzione al tema già col dibattito ‘Spazio e ruolo del riformismo” pubblicato come volume nel 1973. Un numero successivo di Critica Marxista ospitò una nota critica di Giancarlo De Vivo, un acuto economista della scuola di Sraffa e Garegnani, e la replica dello stesso Padoan….».
Il cambio di profilo
Una svolta liberista, quegli attacchi a Keynes? No, un’uscita ” a sinistra”, scrissero i giornali, secondo cui Padoan, nella sua discussione, “nuovamente conclude ribadendo la prospettiva di una fuoriuscita dal capitalismo”. Oggi, però quel percorso di ravvedimento economico è stato realmente sublimato nella conversione al rigorismo, che gli è valsa più di una ironia dal Nobel per l’economia Paul Krugman. A noi Padoan, un uomo di grande spessore, ricorda molto il Napolitano transitato dai deliri del comunismo della superiorità morale e politica del proletariato a quelli della borghesi monarchia tirannica dell’elite finanziaria che fa capo alla Merkel. Ma nel curriculum, il vecchio Marx, per passare da Botteghe Oscure al Quirinale, fa sempre comodo.