Gasparri smaschera Orfini: «Malaffare a Roma, il Pd c’è dentro fino al collo»

8 Dic 2014 16:54 - di Corrado Vitale

Il commissario del Pd a Roma, Matteo Orfini, tenta di fare il furbo e prova a salvare la faccia di un partito e di un sindaco sempre più screditati. Il Pd e Marino sarebbero, a suo dire, una sorta di baluardo contro la corruzione a Roma. Roba da far ridere i polli. Maurizio Gasparri  denuncia questo tentativo di manipolazione. E, a questo punto, è come sparare sulla croce rossa. «Orfini – afferma l’esponente di FI – ha il coraggio di dire che il Pd è stato l’argine al meccanismo del malaffare. Noi che diciamo che non si devono fare sconti a nessuno gli ricordiamo Buzzi, Poletti, Legacoop, Bonafè, Micaela Campana, Odevaine, 29 giugno, Ozzimo, Coratti, rom alle primarie, contributi a Marino e potremmo elencare tante collusioni, presunte corruzioni. Per non dire delle patetiche giustificazioni di Veltroni e Bettini che non se la cavano con ridicole letterine di Natale».

«Dimissioni unica soluzione»

«Emergono particolari sempre più inquietanti nella vicenda romana», insiste Gasparri. «Che il sindaco Marino insista nel voler andar avanti è  un atto di grave irresponsabilità quando è evidente che anche l’attuale amministrazione è coinvolta a pieno titolo. Forza Italia ha per prima detto con chiarezza che l’unica strada possibile è andare al più presto alle urne con le dimissioni di tutti i consiglieri. È la soluzione logica per segnare una netta discontinuità con il passato, senza sconti a nessuno ma soprattutto senza ambiguità. La Capitale d’Italia non può avere una gestione macchiata e su cui gravano sospetti».

Pierluigi Battista: «La sinistra non si autoassolva»

I tentativi di mistificazione da parte della sinistra non sfuggono neanche a Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera. «La sinistra – scrive nell’edizione di lunedì 8 dicembre – non può cavarsela con un appello alla legalità e con la teoria autoindulgente delle mele marce». A largo del Nazareno hanno poco da fare le anime belle. «Il coinvolgimento di ben due assessori della giunta Marino, del presidente del Consiglio comunale che esprime la maggioranza politica che sostiene il sindaco, di esponenti della segreteria dello stesso primo cittadino, per non parlare dei generosi contributi (in quanto tali non penalmente rilevanti, è bene ricordarlo) per la campagna elettorale del sindaco, di presidenti di municipio, di consiglieri comunali, lasciano trasparire un legame forte, stabile remunerativo tra una cooperativa accusata di usare metodi mutuati dalla mafia (secondo l’accusa) e una sinistra permeabile in una misura imbarazzante alle infiltrazioni dell’organizzazione di Buzzi». Non sono molti – e ancor meno gli esponenti della sinistra – quelli che oggi rammentano questo celeberrimo precetto evangelico: chi è senza peccato scagli la prima pietra.

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