Hollande sfida la rivale Marine Le Pen e apre il museo sull’immigrazione
Francois Hollande sfida la sua principale oppositrice, la leader del FN Marine Le Pen, giocando la carta dell’immigrazione. Fortemente incalzato da Marine Le Pen, travolto dagli scandali, crollato nei consensi, sempre più in disperato affanno cerca di riguadagnare la simpatia degli elettori utilizzando un tema caro alla gauche francese. Lo fa a poche ore dalla diffusione di un sondaggio di OpinionWay per il giornale Metronews secondo il quale per il 42% dei francesi la presidente del Front National è la personalità che ha più segnato l’attualità politica di quest’anno. Non solo, fra gli intervistati Marine Le Pen raccoglie anche le maggiori indicazioni (il 30%) come «miglior oppositore del presidente della repubblica Francois Hollande».
Un museo sulla storia dell’immigrazione
Hollande va all’attacco sperando così di ridare orgoglio a una sinistra ammaccata e opaca. «Gli immigrati ci servono. L’immigrazione fu un prodotto delle nostre necessità, per rispondere ai bisogni del nostro Paese. Si calcola che (in Francia) gli immigrati abbiano costruito una casa su due, due macchine su sette, e il 90% delle autostrade». Con queste parole ha aperto il discorso di inaugurazione per il nuovo Museo della storia dell’immigrazione, nel sudest di Parigi. Il museo, fortemente voluto dall’ex premier Lionel Jospin negli anni Novanta, è stato oggetto di forti polemiche negli ultimi due decenni.
E parla male dei “demagoghi”
La sua prima apertura al pubblico per una mostra era arrivata solo nel 2007, ma per l’inaugurazione ufficiale si è dovuto attendere quest’anno, perché il precedente inquilino dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy, aveva preferito sorvolare. «La storia dell’immigrazione ricorda che essa è sempre stata controversa – ha detto ancora Hollande – ci sono stati demagoghi che aizzavano le paure» e facevano leva sulla tradizione «per giustificarne il rifiuto». Il presidente socialista ha anche promesso qualche misura relativa alla cittadinanza per gli over65 che vivono da molto nel paese e altri passi nella direzione dell’integrazione. A partire da quel diritto di voto alle elezioni locali che finora la gauche ha lasciato solo sulla carta.