I carabinieri in Campidoglio e alla Pisana: raffica di arresti per mafia
Un’operazione antimafia si è conclusa a Roma con 37 arrestati (29 in carcere e otto ai domiciliari), un centinaio di indagati e beni sequestrati per il valore di 200 milioni. Un “ramificato sistema correttivo”, in vista dell’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate e interessi nella gestione dei centri di accoglienza è quanto emerso dalle indagini del Ros che ha portato alle misure restrittive. I carabinieri hanno eseguito perquisizioni negli uffici di alcuni consiglieri della Regione Lazio, nella sede di via della Pisana, e presso altre amministrazioni a Roma. Si tratta, in particolare, degli uffici dei consiglieri regionali Eugenio Patanè (Pd) e Luca Gramazio (FI). In Campidoglio sono stati perquisiti gli uffici del presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti (Pd). Fra gli indagati c’è anche l’ex sindaco della città Gianni Alemanno, la cui abitazione è stata perquisita, mentre fra gli arrestati figurano l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini, e l’ex terrorista nero Massimo Carminati. Il reato ipotizzato nei confronti degli arrestati è il 416 bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso, reato per cui sono già indagate 51 persone dei clan Fasciani e Triassi di Ostia, e che a dicembre si concluderà con la sentenza di primo grado.
L’inchiesta nata quattro anni fa
Coordinata da tre pubblici ministeri (Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini) sotto la supervisione del procuratore capo Giuseppe Pignatone, l’inchiesta riguarda un’organizzazione che racchiude almeno dieci anni di attività. Negli ultimi mesi sono stati indagati in un centinaio, perquisiti e ascoltati a migliaia. L’indagine nasce nel 2010 da un’intuizione investigativa del procuratore aggiunto, ora scomparso, Pietro Saviotti, che affidò al reparto criminalità del Ros, allora diretto dal colonnello Massimiliano Macilenti, l’inchiesta poi conclusa dal colonnello Russo.