Isabella Rauti: con Gianni sto rivivendo l’incubo di mio padre

10 Dic 2014 13:12 - di Alberto Fraglia

“Con Gianni rivivo l’incubo di mio padre”. In un colloquio con La Stampa, Isabella Rauti, moglie di Gianni Alemanno, ripercorre alcuni dei momenti che hanno segnato in passato, e segnano ancor oggi, lei e la sua famiglia. Un racconto amaro e al tempo stesso forte quello di Isabella, il racconto di una figlia e di una moglie che con grande orgoglio e dignità leva il grido contro la macchina del fango che, ancora una volta, al di là delle  indagini in corso da parte della stessa magistratura, si è messa in moto, travolgendo in un vortice mostruoso le persone che le sono più care.

Il calvario di Pino Rauti

“Avevo nove anni quando ho assistito all’arresto di mio padre – ricorda Isabella – Alla fine è stato assolto con formula piena. Martedì quando i carabinieri sono entrati in casa alle 8 del mattino sono tornata a 42 anni fa. Lì ho iniziato a capire cosa è la condanna sociale e morale, e anche le forme di sciacallaggio”. Era il 4 marzo del 1972, una data che non può essere cancellata dalla memoria soprattutto di chi la visse con terribile angoscia, quando fu spiccato dal giudice Stiz di Treviso il mandato di cattura contro Pino Rauti, definito l'”ideologo nero”, per gli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969. Una accusa pesantissima che, successivamente, si estenderà agli attentati del 12 dicembre, tra cui la strage di Piazza Fontana. Rauti fu trattenuto in carcere per alcuni giorni e poi rilasciato il 24 aprile, prima di essere eletto deputato. Come se non bastasse, sulle ali di una campagna di stampa diffamatoria e rivoltante, di lì a non molto gli piovve addosso un’altra accusa di strage, questa volta per l’attentato di Piazza della Loggia a Brescia. Ancora fango, mistificazioni, accuse pazzesche su un uomo la cui unica colpa era quella di esser un pensatore scomodo, anticonformista, non prono al sistema, un analista attento e scrupoloso della società e dei suoi cambiamenti, una voce spesso solitaria nel denunciare i mali che già allora attanagliavano l’Occidente, e che oggi sono esplosi con tutta evidenza. Tradizionalista e rivoluzionario, Rauti seppe anticipare tempi e circostanze come pochi altri, interpretando la vita di un partito come fucina di idee e luogo di cultura, non soltanto come  organizzazione politica. Ebbene, quell’accusa di stragismo lo accompagnerà ancora per anni. Nel 2008 viene rinviato a giudizio e poi assolto definitivamente con formula piena, come ricorda la figlia Isabella.

Un problema di civiltà

Questa storia riaffiora oggi, con tutta la sua portata di dolore e di rabbia, nella mente di Isabella, nel vedere ancora una volta la sua famiglia esposta a una sorta di macellazione sociale e morale che non conosce confini. “Sono assolutamente convinta dell’estraneità di mio marito ai fatti a lui imputati, ma voglio denunciare che si è passato veramente il limite – dice la moglie dell’ex sindaco di Roma – C’ è una morbosità per distruggere e alimentare le ondate di fango. Se si fermasse questa macchina e ci si attenesse a quelli che sono i fatti, che spetta solo a chi indaga di dimostrare, faremmo un servizio non solo alla rispettabilità della mia famiglia, ma anche alla civiltà. Se si decide di seguire ogni intercettazione, anche se non trova riscontro, dandole il rango di notizia, allora le garanzie di tutti vengono azzerate”. Come darle torto ?

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