L’Italicum travolto dagli emendamenti. Renzi ora è tentato dalle urne

11 Dic 2014 14:22 - di Monica Pucci

Il problema è sempre lo stesso: la minoranza del Pd cerca occasioni per fregare Renzi e spesso le trova. Accade così che sull’Italicum si apra l’ennesimo fronte interno nella maggioranza e che Renzi minacci, non troppo velatamente, di portare tutti alle urne per liberarsi del dissenso e provare a tornare in sella più forte di prima. Un retroscena raccontato oggi dal Corriere della Sera, al quale vanno ad aggiungersi i segnali di giornata in arrivo dal Senato.

Un diluvio di emendamenti al Senato

Sono 12.000 gli emendamenti presentati in commissione Affari costituzionali del Senato al testo originario dell’Italicum. Il termine per la loro presentazione scadeva ieri sera. Per quanto riguarda invece gli emendamenti della relatrice Anna Finocchiaro, depositati, martedì, il termine per presentare i sub-emendamenti scadrà stasera. In tutto sono ben 10.5000 sono della Lega Nord e i restanti 1.500 di tutti gli altri partiti. Per quanto riguarda i contenuti, gli emendamenti importanti sono quelli che affrontano i temi che le proposte di Finocchiaro non ha toccato, a cominciare dalla clausola di salvaguardia e da una eventuale norma transitoria. Nella procedura gli emendamenti della relatrice hanno la priorità, quindi essi faranno decadere le proposte di modifica al vecchio Italicum che essi modificano. Saranno quindi rilevanti i sub-emendamenti alle proposte di FInocchiaro che verranno depositati stasera.

Le trappole della minoranza Pd

Tra gli emendamenti presentati ce ne sono anche alcuni volti a impedire un eventuale ritorno immediato alle urne. Naturalmente sono a firma “minoranza Pd”. «L’Italicum entra in vigore dopo l’approvazione della riforma del bicameralismo» è il testo di uno di questi, firmato da 28 senatori della minoranza del Pd. «Adottare come legge elettorale il vecchio Mattarellum al posto dell’Italicum», è la proposta-guastatrice di Vannino Chiti sottoscritto da altri senatori del Pd. Un secondo emendamento di Chiti propone invece che l’Italicum entri in vigore dopo l’approvazione della riforma del bicameralismo, “e in ogni caso dal 1 gennaio 2018”, mentre nella fase transitoria verrebbe adottato il Mattarellum.

Il retroscena delle urne

Matteo Renzi si sarebbe stufato di aspettare Berlusconi che temporeggia sulla riforma elettorale e di subire gli agguati della minoranza Pd. All’uno e agli altri il premier starebbe inviando segnali ben chiari, che hanno il sapore dell’ultimatum. Lo racconta oggi, sul “Corriere”, Maria Teresa Meli. «Quello rivolto al leader di Forza Italia è un messaggio inequivocabile: “Se lui molla l’accordo, noi andiamo dritti sulla nostra strada con il Mattarellum e ci presenteremo da soli alle elezioni, visto che il Pd è un partito maggioritario, con quel sistema”. Il che significa non solo rompere con Berlusconi, con tutto quel che ne consegue (per esempio, che il numero uno di FI non toccherà palla sull’elezione del capo dello Stato), ma prefigurare un voto politico ravvicinato, quando il Mattarellum verrà approvato dalle Camere. Tant’è che si ipotizza già un possibile “election day” a maggio con Regionali, Comunali ed elezioni politiche», scrive il “Corriere”. «Ma questa, al momento almeno, è più che altro un’arma di pressione, perché lo scioglimento anticipato della legislatura non è l’obiettivo prioritario di Renzi, il quale, peraltro, è convinto che, alla fine, Berlusconi non romperà. Però, è chiaro, che di incidente in incidente, di problema in problema, si potrebbe comunque scivolare verso il voto anticipato. Anche perché tra i renziani cresce la tentazione di andare alle elezioni. Soprattutto dopo che il governo è andato sotto in Commissione Affari costituzionali di Montecitorio….». E Renzi? Avrebbe commentato: «Pensano di intimidirci, hanno tradito un vincolo, ma non mi conoscono. Si divertono a mandarci sotto per far vedere che esistono, persino a costo di votare con Grillo e Salvini. Questo è il loro livello. Non hanno tenuto fede alla parola data. Però non vale la pena arrabbiarsi. Andranno sotto in aula. E quindi andiamo avanti. Piuttosto, pensate a difendere Napolitano dai nuovi attacchi  di Grillo». Ma una parte dei fedelissimi insistebbe per le elezioni. Come finirà?

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