Loris, la disperata rabbia della madre: «tutti contro di me, ridatemi mio figlio»
Gli investigatori guardano e riguardano il puzzle che hanno faticosamente costruito. Le tessere che si sono andate incastrando e lo spazio vuoto di quelle che ancora mancano. Poche, per la verità. Sono convinti che oramai non ci voglia poi molto per completare il quadro. È questione di poco. Nessuno più crede davvero che il cacciatore Orazio Fidone, per atto dovuto per sequestro di persona e omicidio, abbia avuto un quache ruolo nell’omicidio e nella scomparsa di Loris Stival. Lui, dal canto suo, giura che se tornasse indietro rifarebbe tutto ciò che ha fatto. «Sono sereno – dice – lo rifarei». E assicura di «sentirsi più sollevato» anche se sostiene di «non aver mai avuto paura di restare impigliato» nella rete delle indagini. L’importante, per il cacciatore è che «i giornalisti separino i due fatti, il paese e quello che è accaduto, perché la nostra è una comunità sana».
Anzi, si spinge a chiedere ai giornalisti di lasciare in pace il paese. E i bambini che soffrono per questa situazione.
Il cacciatore indagato: rifarei tutto daccapo
«Non è stato facile e semplice, soprattutto per la mia famiglia che sta soffrendo maledettamente, ma per fortuna le cose stanno finendo», dice Fidone. E chiede ai giornalisti «di non andare nelle scuole per non fare subire questo shock tremendo ai bambini creato da questa condizione mediatica. Agli investigatori auguro di venire a capo di tutto nel più breve tempo possibile».
Certo la sua sensazione è che «siamo sulla strada giusta». E quella strada porta, invariabilmente, a uno scenario nel quale la madre del bambino sembra aver ruolo. Lei sembra non capire dove sta puntando l’indagine. Chiede solo di riavere il figlio per poterlo riabbracciare e seppellire. Ma non è ancora il momento. Mancano, appunto, alcune tessere del puzzle. Manca ancora lo zainetto del bambino. Elicotteri di polizia e carabinieri ieri mattina hanno sorvolato a lungo le campagne attorno a Santa Croce Camerina nella speranza di individuare dall’alto il punto dove potrebbe essere stato gettato lo zainetto.
E’ caccia allo zainetto nei dintorni del paese
L’ipotesi degli investigatori è infatti che lo zainetto blu con le cinghie gialle sia stato gettato da qualche parte o dall’assassino o da qualcuno che potrebbe averlo aiutato. Invece le telecamere del paese hanno già “parlato”. E il verdetto è spietato con la madre del piccolo. Non ha mai accompagnato il figlio a scuola. Anzi, non è mai andata vicino a scuola del bambino. Questo è certo. Le telecamere non l’hanno mai ripresa. Nè hanno mai ripreso la sua auto, quella Polo nera che, invece, si vede passare a poche centinaia di metri dalla strada poderale che portaal Mulino Vecchio, lì dove, in un canzone, è stato poiritrovato il corpo del piccolo Loris.
Gli orari, purtroppo, coincidono: l’ato transita davanti alla telecamera di un distributore di benzina e, poco dopo, scompare dietro una curva. Il medico legale fissa in quelle ore la morte del bimbo. La madre non dovrebbe essere lì, nel suo racconto. Ma in tutt’altra zona, diretta al castello di Racalmuto perun corsodi cucina. Solo che il suo racconto non coincide. E, ora dopo ora, fa a pugni con quello che gli investigatori scoprono.
«Io ho detto la verità, qui sono tutti contro di me», assicura Veronica Panarello. Si lamenta con i familiari di non essere creduta. Avverte che gli investigatori tornano sempre sugli stessi punti. Quel buco di 15 minuti nel racconto. La Polo che è dove non dovrebbe essere e non si vede passare dove, invece, dovrebbe passare. Le fascette di plastica. E quel segnosul collo del bambino. Fra i tanti accertamenti ce ne è uno, in particolare, dal quale gli investigatori si aspettano una svolta. Sono quelle forbici sequestrate a casa Stival e sulle quali i primi esami hanno rintracciato materiale organico. A breve gli esami diranno a chi appartiene. E se è compatibie con i graffi lasciati sul collo del bambino per tagliare la fascetta che lo ha soffocato.