M5S contro Benigni: «Lo show viola il nuovo contratto di servizio»
Nuove polemiche sullo show di Benigni in Rai, sollevate stavolta dal M5S perché lo spettacolo dell’attore toscano sarebbe in violazione del contratto di servizio. «Lunedì e martedì Raiuno trasmetterà lo show di Roberto Benigni dedicato ai 10 Comandamenti. Come si può leggere sul sito internet della Rai, le serate sono prodotte dalla Melampo Cinematografica, la società fondata dallo stesso Benigni con la moglie Nicoletta Braschi, e sono organizzate da Lucio Presta che, oltre ad essere il manager del comico toscano, si occuperà della produzione esecutiva con la sua agenzia Arcobaleno Tre. Una situazione di questo genere non potrebbe verificarsi con il nuovo contratto di servizio che, da maggio, non è ancora stato firmato dal ministero dello Sviluppo Economico». Questo è l’attacco che Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai, fa dalla sua pagina Facebook al programma del comico toscano.
L’accusa e i supercompensi
Secondo quanto scrive Fico «le nuove disposizioni vieterebbero infatti alla Rai di commissionare a società detenute, in tutto o in parte, da agenti di spettacolo, la produzione di programmi in cui siano presenti a qualunque titolo gli artisti da loro rappresentati. E lo stesso accadrebbe in caso di società gestite dagli stessi artisti. Operazioni di questo tipo sono già vietate dalla Bbc e considerate eticamente inaccettabili negli Stati Uniti. In Italia sono, a quanto sembra, la normalità». Il presidente della commissione di Vigilanza Rai, aveva «presentato un’interrogazione per fare chiarezza sui costi degli show di Benigni dopo che la stampa aveva diffuso alcune cifre: 2,4 milioni per le puntate di dicembre e 1,6 per quelle dedicate a Dante. La Rai risponde che i compensi sono sensibilmente inferiori a quelli riconosciuti nel 2012 per un’analoga iniziativa, quella sulla Costituzione. Quindi invece di 1,8 milioni, saranno 1,6? 1,4? 1,2? Sembrano comunque cifre astronomiche». Fico si chiede «considerando che si sottolinea ulteriormente che tali corrispettivi sono “in linea con il processo aziendale di ottimizzazione dei compensi”, perché allora non renderli noti? È questa la trasparenza che vorremmo».