Natale, i 5 messaggi rivoluzionari di Bergoglio che nessuno ha colto

26 Dic 2014 12:19 - di Guido Liberati

Il tradizionale messaggio Urbi et orbi di Natale di Papa Francesco ha rappresentato un momento di rottura rispetto al “buonismo” imperante in questi giorni sul fronte della cultura laica. Un atto d’accusa contro i tanti Erode che ogni giorno imperversano nel mondo e che può essere sintetizzato in cinque messaggi rivoluzionari.

La persecuzione dei cristiani nel mondo

Il primo pensiero è andato ai cristiani perseguitati in Iraq e in Siria. Un tema sottovalutato e spesso taciuto dalle democrazie di tutto il mondo. La persecuzione delle comunità cristiane nei paesi a maggioranza musulmana è un argomento fastidioso che ai nostri governi non conviene affrontare.

Il silenzio sull’Ucraina

Il riferimento alla situazione in Ucraina che nei notiziari esteri dei nostri tg e dei quotidiani è sparita diventa principale nel messaggio del pontefice diventa principale. «Gesù, Salvatore del mondo, guardi quanti soffrono in Ucraina e conceda a quell’amata terra di superare le tensioni, vincere l’odio e la violenza e intraprendere un nuovo cammino di fraternità e riconciliazione».

L’allarme sull’Africa

Il discorso del Papa è stata un’intensa invocazione di pace per i conflitti in corso nel mondo. Il riferimento costante è all’Africa. L’auspicio di pace ha riguardato quindi la Nigeria, «dove altro sangue viene versato e troppe persone sono ingiustamente sottratte ai propri affetti e tenute in ostaggio o massacrate», e gli altri Paesi in conflitto in Africa, come Libia, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, varie regioni della Repubblica Democratica del Congo: «Chiedo a quanti hanno responsabilità politiche di impegnarsi attraverso il dialogo a superare i contrasti e a costruire una duratura convivenza fraterna».

Aborto e infanticidi sullo stesso piano

«Il mio pensiero va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini massacrati sotto i  bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato. Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode».

Contro la globalizzazione dell’indifferenza

«Il potere di Cristo, che è liberazione e servizio, si faccia sentire in tanti cuori che soffrono guerre, persecuzioni, schiavitù. Che con la sua mansuetudine questo potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell’indifferenza, nella globalizzazione dell’indifferenza».

 

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