Solo Berlusconi ha abbassato realmente le tasse. Ecco la classifica
Quale è stato il presidente del Consiglio che ha tassato di più gli italiani negli ultimi 24 anni? Romano Prodi. E’ quanto emerge dall’analisi de Il Tempo sui dati del conto consolidato Istat (tranne quelli di Renzi che arrivano dal Def). Dal 1990 ad oggi «la fetta della ricchezza nazionale lasciata al fisco– scrive il quotidiano romano – è salita dal 38,2% (con il sesto governo Andreotti) al 43,3% (con l’attuale governo Renzi). Un salto di 5 punti percentuali che si è tradotto in nuovi balzelli dai nomi variegati e innovativi come la sequenza infernale che dall’Ici arriva all’Imu senza cambiare però nulla dal punto di vista della vessazione fiscale sugli immobili. Per non parlare poi delle addizionali regionali e comunali. Nella prima esperienza di Prodi a Palazzo Chigi, dal 1996 al 1998, la pressione fiscale è passata dal 41,4% al 42,2%. Non senza passare per un ben pesante 43,4% nel 1997. L’aumento cumulato alla fine del suo mandato è stato dunque di un +1,3%. La medaglia d’oro nella classifica gli spetta perché anche alla seconda prova governativa, e cioè dal 2006 al 2007, Prodi ha portato il carico fiscale dal 40,1 al 42,7%. Con uno spettacolare incremento di 2,6 punti in soli due anni. A contendergli il primato l’ex premier Giuliano Amato: in un sol colpo fece impennare il peso complessivo del fisco dal 39,2% al 41,7 del Pil. Un salto di 2,5 punti. Anche il successore non fu da meno: Ciampi aumentò le tasse di un altro punto percentuale. Era il 1993. Non c’è dubbio che l’uomo che resterà impresso nella memoria degli italiani come quello che ha chiesto loro di più in un solo colpo è stato l’ex premier Mario Monti. L’uomo della provvidenza chiamato dall’emergenza a salvare l’Italia – ricorda Il Tempo – fece il capolavoro. Prese l’Italia già sotto pressione con un fisco al 42,5% del Pil nel 2011 e riuscì, a colpi di Imu, a portare l’asticella dove mai nessuno aveva osato: 44%, dunque 1,5 punti di Pil sottratti dal fisco in meno di 365 giorni».
Primo il Cav, secondo D’Alema
L’unico presidente del Consiglio, fra i dieci che si sono susseguiti a Palazzo Chigi dal 1994 ad oggi, che realmente ha diminuito le tasse è stato Silvio Berlusconi. Nel 1994, «arrivato al comando pretese e portò a termine un taglio fiscale “mostre”. Dal 42,7 del governo Ciampi si arrivò al 40,6%. La pressione fu tagliata del 2,1%. Ancora di più il Cavaliere fece nel 2005 facendo arrivare le pretese del fisco al 40,1%. Un record. Ma anche il suo concorrente dell’epoca non fu da meno. D’Alema nei 2 anni di esecutivo fece scendere il peso del fisco di quasi un punto». E Renzi? «Nonostante gli annunci, anche il premier attuale mantiene una considerevole posizione tra i tassatori. Nel Documento economico e finanziario più aggiornato la pressione fiscale con lui resta al 43,3% del Pil».
Questa la classifica
Pressione fiscale al 44% con Monti, al 43,4% con Prodi, al 43,3% con Renzi, al 41,3% con D’Alema e al 40,1% con Berlusconi.