Obama nomina il nuovo capo del Pentagono. È il quarto in sei anni

5 Dic 2014 21:10 - di Eleonora Guerra

Barack Obama ha ufficialmente scelto il suo quarto segretario alla Difesa in sei anni: è Ashton Carter, un veterano del Pentagono, il cui nome era ampiamente circolato nei giorni scorsi e che dovrebbe poter ottenere senza troppi problemi la conferma da parte del Senato ormai a maggioranza repubblicana.

Un esperto, ma con poco carisma

Sessanta anni, vice di due suoi predecessori nell’era Obama – Robert Gates e Leon Panetta – Carter non sembra essere stata comunque la prima scelta del presidente. Secondo varie fonti, in cima alla lista di Obama c’era Michelle Flournoy, a sua volta ex sottosegretario, che sarebbe stata la prima donna alla testa del Pentagono, e poi i senatori Jack Reed e Carl Levin, e anche l’attuale segretario alla sicurezza interna, Jeh Johnson. Ma, più o meno pubblicamente, nei giorni scorsi hanno tutti fatto sapere di non essere interessati alla poltrona e quindi è toccato a Carter, un esperto, ma non certo un carismatico.

Un incarico scomodo

Si tratta d’un incarico considerato particolarmente scomodo, ora, per la tendenza della Casa Bianca e della cerchia più ristretta dei consiglieri del presidente d’interferire negli affari del Dipartimento della Difesa. Un concetto espresso in privato anche dal segretario uscente Chuck Hagel. Secondo le dichiarazioni ufficiali, le sue dimissioni sono arrivate di comune accordo col presidente, ma stando a diverse fonti Hagel – un ex eroe di guerra proveniente dall’ala del Partito Repubblicano più ostile negli anni scorsi all’interventismo dei neoconservatori – è stato invece sottoposto a crescenti pressioni affiché facesse un passo indietro.

I dossier aperti

A rendere ancora meno ambita la carica di Segretario alla Difesa c’è poi il fatto che il secondo mandato del presidente Obama terminerà tra due anni, troppo poco tempo perché un politico ambizioso possa lasciare un segno. Senza contare che i problemi sul tavolo sono molti. Dalla guerra all’Isis, al futuro delle forze Usa in Afghanistan, fino alla crisi in Ucraina, mentre si profila una nuova serie di tagli automatici al budget della Difesa.

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