Pacchetto-corruzione, strada in salita. Ecco i tre “macigni” posti dal Ncd
«Su 50 mila carcerati, solo 257 per corruzione. Non è serio. Non basta lo sdegno: regole più dure domani in Consiglio dei ministri», ha scritto Matteo Renzi su Twitter. Il giro di vite sulla corruzione doveva arrivare oggi a Palazzo Chigi, ma la riunione è stata spostata a domani per impegni internazionali del premier e del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Uno slittamento provvidenziale per Renzi, che ancora non ha spuntato il pieno sostegno del Nuovo centrodestra, perplesso sia sulla tempistica, sia sul metodo, sia per quanto riguarda il merito delle nuove norme.
I tre nodi da sciogliere
1) Prima di tutto c’è la questione della tempistica delle norme. “Urgenti sì, avventate no”, sembra suggerire il Nuovo Centrodestra con Fabrizio Cicchitto, che sulla sua pagina facebook ha scritto: «Non è saggio legiferare sulla base dell’onda emotiva dei gravissimi fatti romani».
2) C’è poi la questione di merito. Gli alfaniani puntano a processi più rapidi. La misura immaginata da Renzi – che sostanzialmente si riassume nell’aumento della pena massima da 6 a 10 anni – invece finirebbe per allungarli, perché porterebbe in automatico la prescrizione a 15 anni. «È assolutamente necessario accelerare i processi e non allungare i tempi», ha sottolineato ancora Cicchitto.
3) Infine c’è una questione di metodo. Renzi avrebbe voluto un decreto legge, ma la strada non è stata percorribile per problemi di carattere costituzionale. Ha dovuto quindi ripiegare sul disegno di legge, che però vorrebbe blindare facendo partire l’iter dalla Camera, dove la commissione Giustizia è presieduta dalla Pd Donatella Ferranti. Ncd invece vorrebbe che si partisse dal Senato, dove alla guida della commissione c’è il senatore ed ex Guardasigilli di Forza Italia, Francesco Nitto Palma, che potrebbe garantire una discussione più aperta e articolata.