Quando il “mecenate” Buzzi finanziava gli spettacoli dem
Lo scrive il Giornale e lo rilancia il sito del Grande cocomero: «Quando c’è da sponsorizzare gli eventi culturali degli artisti organici al Pd il boss della Coop 29 Giugno Salvatore Buzzi… rivela davvero un cuore d’oro. Un animo sensibile non solo ai milioni da lucrare su rom e clandestini o agli appalti facili grazie agli amici in Campidoglio, ma anche al tema della donna nella società, davvero molto sentito dal sodale del “Cecato”». Del resto è storia nota che la sinistra, che fosse di governo e non ha fatto poca differenza, abbia sempre saputo che il radicamento del pensiero politico dovesse passare attraverso editoria, cinema e cantautori per attecchire davvero sul terrreno sociale: ma tradurre fattivamente questa giusta intuizione in un giro d’affari in nome del quale – con i proventi della coop di Buzzi salita agli orrori della cronaca nell’inchiesta Mafia Capitale – sponsorizzare gli spettacoli dell‘intellighenzia dem radical chic, è tutt’altra cosa. E, soprattutto, aveva tutt’altri intenti.
Il sistema dei vasi comunicanti tra partito, coop, artisti
Fatto sta, comunque, che il sistema a orologeria dei vasi comunicanti tra partito, coop, amministrazioni amiche, Cgil, artisti e intellettuali organici, strutturato in modo tale per cui tutti i Soloni della satira e dello show business progressista si sono visti finanziare i loro spettacoli, le loro serate, i loro prestigiosi eventi mondani votati alle nobili cause della beneficenza e dell’impegno civile – appuntamenti regolarmente ossequiati dalle presenze istituzionali che contano – ha funzionato finora. E chissà quanto ancora sarebbe andato avanti se sulla scena non avessero irrotto Ros e magistrati. Finisce agli atti, dunque, anche lo spettacolo della Dandini incentrato sul doloroso tema del femminicidio, «supportato» dalla coop di Buzzi e nobilitato dalla presenza sul palco e nel parterre di tanti nomi illustri della scena democrat, dalla Camusso alla Buy, passando per l’ex direttore de l’Unità, Concita de Gregorio. E nel pubblico, naturalmente, non poteva mancare «un’applauditissima Laura Boldrini»: note di colore riportate rigorosamente dall’house organ della coop. «Così – scrive il Giornale e riprende il Grande cocomero – Serena Dandini, già veltroniana nella RaiTre in quota Pd, quando cerca sponsor per il suo spettacolo sulla violenza contro le donne, Ferite a morte, trova subito una schiera di coop rosse che fanno a gara per sostenerla: Coop Centro Italia, Unipol, Coop Adriatica, Coop Lombardia, Legacoop Veneto, Coop Estense, Coop Novacoop, Legacoop Fvg. E tra queste non poteva mancare la potente Coop 29 Giugno di Buzzi, iscritto al Pd e ras degli appalti al Comune di Roma».
Il business che sponsorizzava la causa per lucrarci
Anche perché nell’impero affarista di Buzzi, quotato svariate decine di milioni di fatturato, non figura solo il business degli immigrati, ma anche la categoria debole delle donne sole, magari con figli da crescere e mantenere. Come si legge – e l’articolo del Giornale lo ripertica ad hoc – «nella presentazione della Eriches 29, una partecipata del suo gruppo». E dunque il gioco è semplice e di grande effetto: si sostiene la causa anche nutrendola di spettacoli ed eventi che la rilanciano e la sponsorizzano, con il fine – tutt’altro che volontaristico e altruistico – di garantirsi poi le commesse pubbliche per la gestione di quella stessa causa su cui lucrare, magari anche pompando ad arte cifre e bisogni. «E infatti – riporta il Grande Cocomero – la 29 Giugno supporta anche uno spettacolo sui rifugiati dell’attore terzomondista Giobbe Covatta». Uno spirito davvero poco eco, molto solidale, e soprattutto, enormemente remunerativo.