La ruspa di Orfini al Laurentino 38. Il triste show con Marino e Zingaretti

11 Dic 2014 8:59 - di Tano Canino

Così l’archeologo Matteo Orfini è andato al Laurentino 38. E pare ci sia andato con la ruspa. Cosicché, sparsasi la voce, pure i topi sono emersi dal lordume di tutto quel cemento.  Per andargli incontro ed applaudirlo. Perché se un archeologo dice che si presenta con la ruspa magari vorrà fare tabula rasa di quell’obbrobrio che ormai è un letamaio invivibile, si saran detti i sorci. Che in quell’intreccio di cemento ideato e costruito dall’intellighenzia rossa tra il 1976 e il 1984, anni delle mitiche giunte de sinistra, neppure i topi vorrebbero più starci. Invece la ruspa, il giovane turco, già assistente di D’Alema, l’ha portata lì per disboscare il malaffare.

 Dal sottoscala di viale Mazzini

Il malaffare attecchito e cresciuto pure tra i suoi senza che lui stesso medesimo sapesse, senza che mai vedesse. O denunciasse. Perché tra i compagni di viale Mazzini, mai e poi mai. Mai avrebbe potuto crederlo possibile. Tutti puri. Non si sa se duri, ma puri quello sì. Certamente. Puri come i voti delle primarie del partito. Con quelle regole così rigide e tutti quei rom in fila per votare. Che qualcuno magari l’avrà rivisto proprio arrivando al Laurentino 38. Lui, il puro dei puri mandato a pulire. Il piccolo grande capo emerso dal sottoscala di viale Mazzini. Dove la “Ditta” faceva politica. E assegnava mansioni. Soprattutto con l’occhio alla tv pubblica. Lui, che mai nulla ha sospettato. Lui, che col padre produttore di fiction s’era incaponito con la Cultura. Fino a farsi nominare responsabile. Lui, il piccolo grande archeologo, portaborse per necessità e poi deputato e presidente del Pd e finalmente anche moralizzatore per nome e per conto del suo nuovo mentore. Di cui era stato nemico e poi folgorato.

Le “Frattocchie dell’anticorruzione”

Lui che a vederlo per strada lo scambi per un talebano, tanto è arcigno nel suo piccolo e che adesso si presenta a braccetto con Zingaretti e Marino. Che sono i buoni e i puri, of course! Che sono quelli ovviamente onesti e sicuramente incolpevoli. Che non l’avevano proprio visto lo sporco in casa. Ma quanto l’avevano cercato! Che se c’erano in una foto, in un filmato, in una chiacchiera erano comunque e sempre all’oscuro. Anche all’ultima cena. Quella dell’Eur. Cosicché ecco qui  l’Orfini ruspante,  col copione bello che pronto. Che Sindaco e Governatore hanno subito recitato. La mafia? Alemanno e i fascisti. Il malaffare? Alemanno e i fascisti. Le mazzette? Alemanno e i fascisti. Perché il Pd non guarderà in faccia a nessuno. Sia Chiaro. Parola di Orfini. Che con piglio e cipiglio ringrazia il procuratore di Roma al grido di “chi sa, parli”. Perché appunto né lui né gli altri sapevano. Che se qualche mariuolo s’annida, sarà scovato.  E perciò ecco la proposta: le Frattocchie dell’anticorruzione. Evviva. Come il vecchio Pci e la sua scuola quadri. Bello e pulito. Come il Laurentino 38. Appunto.

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