Scivolone grammaticale di Renzi in tv, proprio mentre faceva il maestrino

20 Dic 2014 15:25 - di Francesco Signoretta

Le insegnanti (di sinistra) che portano gli alunni sotto Palazzo Chigi per vedere Renzi che si affaccia alla finestra. Renzi che va in una scuola per farsi cantare una canzoncina dai piccoli come se fosse un santo. Il “vizietto” di farsi propaganda usando le creature in tenera età non finisce e il premier è andato anche in tv per farsi intervistare dai bambini. Con uno strafalcione grammaticale che dovrebbe indurlo a non mettersi più in cattedra.

La lezione di Renzi comincia con un errore d’italiano

«A me mi buttan fuori presto, mi rottameranno. E poi vi spiego cosa vuol dire…», ha detto Renzi ai bambini nel corso del programma “Un mondo da amare”, seduto tra Antonella Clerici e Bruno Vespa. In vertià dovrebbe correggersi, visto che sin dalla prima elementare ai bambini viene insegnato che «a me mi» non si dice in italiano. O «a me» o «mi». Strano che lui, che tanto è stato a Firenza, la madre della nostra lingua, non l’abbia ancora imparato.

C’è anche un vuoto di memoria

«Ma perché la riunione dei ministri la chiamano gabinetto?»., ha chiesto un piccolo protagonista del pubblico: «Ci fosse Benigni risponderebbe in un certo modo – spiega compiaciuto il premier – Gabinetto dei ministri non è il luogo dove si vanno a fare i bisogni, ma dove si incontrano i ministri». Ma il bambino aveva chiesto perché si chiama gabinetto, non a cosa serve, e a questa domanda Renzi non ha risposto. O, bontà sua, non ha saputo rispondere.

Il look cambiato e lo spot preconfezionato

Niente jeans o giubbotti di pelle: il premier stavolta si è presentato in giacca e cravatta, tra piccoli ospiti quasi più eleganti di lui. Qualche battuta su Babbo Natale e i selfie, la scenetta imbarazzante è servita più che altro per farsi un po’ di propaganda: il 2015 «è l’anno buono, ci sono tutte le condizioni per uscire dalle difficoltà. Ci credo anche per l’Expo, che sarà un’occasione di arricchimento». E ancora: «I problemi ci sono, sono tanti e vanno affrontati ma l’Italia ce la può fare». Di sicuro non con i suoi patetici spot.

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