Scuola, Renzi smentisce Renzi: il merito non è un merito, niente soldi

17 Dic 2014 17:21 - di Roberto Frulli

Alla fine dell’estate aveva scritto ai professori uno dei suoi soliti proclami avvertendoli che d’ora in poi le cose sarebbero cambiate: stop agli scatti di anzianità, lo stipendio sarebbe aumentato  solo per merito. Ma, come al solito, Matteo Renzi si è rimangiato le sue promesse. E ha fatto dietrofront. Dalla nuova bozza della “Buona Scuola“, il piano del Pd e del governo Renzi per la riforma della scuola, spariscono gli scatti per due terzi degli insegnanti decisi dal preside di ogni scuola sulla base dell’impegno e delle competenze dell’insegnante e restano i vecchi scatti di anzianità. E, contemporaneamente, spunta un nuovo soggetto, il cosiddetto “docente esperto“, una nuova figura professionale fra il docente e il preside. Una capriola clamorosa quella di Renzi e del Pd. Che rimette in gioco tutti i buoni propositi e le promesse sparse a piene mani sui cittadini.

Si torna ai vecchi metodi: gli scatti per anzianità

Eppure al punto 4 del piano “La Buona Scuola, sotto il titolo enfatico “La scuola fa carriera, qualità, valutazione e merito“, Renzi e il Pd avevano espressamente scritto: «Scatti, si cambia: ogni 3 anni 2 prof. su 3 avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più grazie ad una carriera che premierà qualità del lavoro in classe, formazione e contributo al miglioramento della scuola. Dal 2015 ogni scuola pubblicherà il proprio Rapporto di Autovalutazione e un progetto di miglioramento». Niente di tutto questo. Si torna ai vecchi metodi degli scatti di anzianità. E questo, perdipiù, dopo aver fatto assemblee in mezza Italia. Insomma il caro, vecchio, sessantottismo è passato invano. Anzi, non è passato affatto.
«Ogni giorno, la “Buona Scuola” di Renzi si rivela un goffo ritorno al passato. Prima ancora di approdare in Parlamento, il testo della Buona Scuola sta già naufragando nell’assemblearismo tipico della peggiore tradizione della sinistra conservatrice – osserva l’ex-ministro della Pubblica IstruzioneMariastella Gelmini – Avevamo salutato con grande favore lo sdoganamento di alcuni principi enfaticamente annunciati nella Buona Scuola. Oggi, vediamo che sulla premialità del merito i cambiamenti proposti si limitano di fatto al mantenimento di un sistema nel quale resiste l’anzianità come fattore determinante per gli scatti». E avverte: «Per Forza Italia, Merito, Valutazione e Autonomia sono i tre chiodi sui quali non si intende indietreggiare di un millimetro. Non consentiremo che i tre miliardi previsti dalla Legge di Stabilità per la Buona Scuola si investano esclusivamente per realizzare la più grande stabilizzazione di precari, di cui la Scuola non ha bisogno per assolvere la sua funzione educativa».

La Gelmini: Renzi non ha trovato neanche i soldi per l’Invalsi

«Ancora di più, oggi questo rischio è già evidente, visto che il Governo non è nemmeno riuscito a garantire i dieci milioni necessari a garantire l’esecuzione delle prove Invalsi per l’anno scolastico in corso – sottolinea la Gelmini – Il combinato disposto dell’eliminazione degli scatti di merito, della previsione di tre miliardi per stabilizzare il doppio dei precari rispetto ai posti disponibili e vacanti e il mancato finanziamento della partenza del sistema nazionale di valutazione e delle prove Invalsi del 2015 è inaccettabile per chi ha a cuore la qualità del nostro sistema di istruzione e formazione, che rischia di doverne subire irrimediabilmente le conseguenze per almeno venti anni»

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