Berlusconi e Renzi a quattr’occhi. Si va verso la scelta di un moderato

20 Gen 2015 13:24 - di Liliana Giobbi

Un incontro atteso da tempo, quello tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Un incontro per capire se la strada delle riforme è ancora percorribile o se ci si è avviati su una salita troppo pesante. Un incontro per mettere a punto una stretegia per il Quirinale (elemento smentito, ma in molti pensano sia stato questo il principale nodo da sciogliere) con l’obiettivo di trovare un nome che non spacchi ulteriormente la politica italiana. Il tutto avviene dopo l’accordo siglato tra Angelino Alfano e il Cavaliere proprio sul candidato per la corsa al Colle.

Sul tavolo la scelta di un moderato (ma è vietato dirlo)

«Abbiamo ragionato sul metodo per l’elezione del presidente, in 20 anni i moderati non ne hanno mai espresso uno, abbiamo deciso di riunire le forze che si riferiscono al Partito popolare per condividere la scelta di un capo dello Stato di area moderata che non sia del Pd. Ci vedremo nei prossimi giorni per indicare il nome, questa è stata una conversazione proficua sul metodo», aveva annunciato il ministro dell’Interno. L’incontro tra Renzi e Berlusconi è terminato dopo circa un’ora.

Il Pd si precipita a dire che il tema sul presidente della Repubblica non sia stato trattato. A renderlo noto Lorenzo Guerini, vicesegretario del partito: «Non si è parlato di Quirinale, abbiamo ribadito a Forza Italia la nostra posizione sulla legge elettorale: no alle liste bloccate, sì a un meccanismo di capilista e preferenze, sì al premio alla lista per una legge elettorale che consenta la governabilità. Aspettiamo dai deputati azzurri la risposta adeguata a questa posizione».

Le strategie degli altri partiti

Le tattiche sono in pieno svolgimento. I Cinque Stelle provano a creare divisioni all’interno del Pd. «Uniamoci per votare sì alle preferenze e contro le liste bloccate» ha scritto su Twitter il deputato Danilo Toninelli, che era tra i componenti della delegazione M5S al tavolo della trattativa con il Pd sulla legge elettorale. Anche la minoranza democratica (da Gotor ad altri senatori) si sta battendo sulla stessa direzione. Ma Guerini ribadisce: la minoranza del Pd non si salderà con i Cinque Stelle.

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