Lavoro, il bluff dell’Ue sul programma Garanzia Giovani. E Renzi tace
L’ultimo rapporto dell’Eurostat ha confermato che, oltre alla disastrosa disoccupazione, l’Italia vive la tragedia dei cosiddetti “Neet”, i ragazzi che non lavorano e non studiano a rischio di esclusione sociale. Per recuperare questo deficit, l’Unione europea ha realizzato un programma per fornire nuovi strumenti economici coinvolgendo anche gli Stati e le Regioni: il cosiddetto programma Garanzia Giovani. Obiettivo: la riduzione della dispersione scolastica e dei “neet”, che in Italia conosciamo come la generazione “né né”.
Un’occasione persa
Il programma si struttura con un portale nel quale dovrebbero registrarsi tutti i ragazzi dai 15 ai 29 anni che stanno cercando lavoro o che sono usciti da un percorso di formazione. Poteva essere una buona occasione, ma qualcosa è andato storto: dai ritardi nella presentazione dei piani regionali alle pochissime iscrizioni passando per i colloqui realizzati con un ritardo enorme, per non parlare dell’inserimento in questo capitolo del Servizio Civile che non c’entra nulla con la formazione. Infine poche le aziende che si sono registrate per la cattiva strategia di comunicazione.
I numeri del bluff
Basta dare un’occhiata all’ultimo paper di Impresa Lavoro per comprendere il fallimento: dei 2.254.000 ragazzi tra i 14 e i 29 anni che dovrebbero essere coinvolti per 1.513 milioni di euro di risorse disponibili (da impegnare entro la fine del 2015), finora è stato coinvolto poco più del del 10%, precisamente: 250.770 su 2.254.000.
Istruzioni per l’uso
Per smascherare il vuoto di Renzi sulla retorica giovanile tutto il centrodestra dovrebbe impegnarsi in una battaglia parlamentare per un serio investimento politico su Garanzia Giovani, magari attraverso tre proposte “minime”: l’inserimento del ministero dell’Istruzione nella gestione del programma per non lasciare la gestione solo al dicastero del Lavoro; la creazione di un Coordinamento nazionale che impedisca di perdere i fondi stanziati; la valorizzazione dei soggetti del terzo settore come aiuto alle lacune dei centri per l’impiego che godono di poche risorse.
Renzi tace
Dove è finito il faccione del presidente del Consiglio che è sempre in prima linea quando si discute di giovani? Perché su questa partita il volto dello scugnizzo fiorentino è assente? Sarebbe utile fargli comprendere che delegare le politiche attive alle Regioni impedisce a ragazzi di aree diverse avere le stesse condizioni, che invece di tante parole è necessario strutturare una proposta organica per rivedere il sistema di politiche attive italiano e potenziare i centri per l’impiego (cioè gli enti deputate a fare l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro) in una situazione economica che vede una disoccupazione giovanile ormai al 42%. Ma questo è il governo degli spot, tante promesse e nessuna garanzia.
(Gianfranco Manco)