Il bullismo? Si combatte condannando anche all’educazione e allo studio
Baby-gang dal delitto al castigo. Già, perché gli ultimi episodi di cronaca micro-criminale con protagonisti giovani bulli sono culminati più che in una condanna magistrale in vere e proprie punizioni educative esemplari. Un prototipo mutuato un po’ dall’antica legge del taglione e un po’ dalle sceneggiature dei telefilm americani, in base al quale l’obiettivo è sanzionare e riabilitare: così, è successo che cinque bulli tra i 15 e i 17 anni sono stati condannati dal Tribunale dei Minori a studiare, ad avere buoni voti e a rincasare entro le 20, all’ora di cena. Questa la pena piovuta tra capo e collo ai 5 sbruffoni, colpevoli di aver ripetutamente angustiato e maltrattato con insulti a sfondo sessuale e razziale, spintoni e intimidazioni, un loro compagno di scuola, un sedicenne albanese preso di mira. Il tutto accadeva nel ristretto abitacolo dell’autobus che portava tutti i giorni a scuola i ragazzi, a loro volta impauriti dalla possibilità di diventare a stretto giro bersaglio delle stesse angherie reiterate.
Stare a casa e studiare
Il sedicenne dunque soffriva in silenzio, come fanno spesso gli adolescenti, vergognandosi di non riuscire a reagire. Pare che il suo rendimento scolastico fosse calato, e che lui fosse addirittura sul punto di interrompere gli studi pur di sottrarsi alla violenza quotidiana del gruppetto. Ma i genitori si sono accorti che qualcosa non andava e sono riusciti a farlo confidare, arrivando alla denuncia per stalking e, quindi, all’esemplare condanna: a metà dicembre, infatti, il tribunale dei Minori di Firenze, su richiesta della Procura, aveva disposto per i cinque componenti della banda la «permanenza in casa», una misura simile agli arresti domiciliari utilizzata nei confronti dei maggiorenni. Ora, il nuovo provvedimento: se i ragazzini non rispetteranno le indicazioni del tribunale potrebbero essere nuovamente messi ai «domiciliari», condannati a studiare. A comportarsi in maniera educata, a non bighellonare in giro fino a tarda notte, magari per molestare il malcapitato di turno.
I precedenti casi di “rieducazione”
Una punizione vecchio stile, che sicuramente si rivelerà più efficace di tanti barocchismi giuridici che poi non conducono a nulla, se non a reiterare nell’errore. E infatti, non è nemmeno la prima volta che in Italia si sperimentano misure con scopo rieducativo per combattere il bullismo. Tra i precedenti più curiosi, il caso di due bulli, studenti di un istituto professionale di Alba (Cuneo), costretti a restare in mutande per quasi un’ora nell’ufficio del preside. E ancora, quello di due ragazzini di 15 e 16 anni di Bassano del Grappa, accusati di rapina ed estorsione nei confronti di alcuni coetanei, e condannati dal tribunale dei Minori di Mestre a fare volontariato, ad andare a messa tutte le domeniche, ad ottenere ottimi voti a scuola, oltre che a scusarsi con le vittime. Tutte sane abitudini che avrebbero dovuto già conoscere, ma che non è mai troppo tardi per imparare…