La cruda realtà: a difendere i valori cristiani dall’islamismo sono solo Putin e Marine Le Pen
Le lacrime, il lutto nazionale, le parole di cordoglio. Le immagini della strage, la crudeltà, i killer. Le trasmissioni-fiume, i commenti in tv, i minuti di silenzio in memoria delle vittime. Come al solito, come sempre. A “piangere” sono le stesse persone, gli stessi politici che, per mesi, hanno puntato il dito contro chiunque osasse parlare di pericolo islamico e di penetrazione degli estremisti nel tessuto sociale. “Fascisti, razzisti e intolleranti”, queste erano le risposte della sinistra, e non solo in Italia. Hanno messo il silenziatore persino alle migliaia di persone scese in piazza contro l’islamizzazione dei Paesi. Fuori dai nostri confini, a livello internazionale solo due leader si sono schierati con coerenza a difesa della civiltà cristiana in Europa , senza demagogia e senza cedere al buonismo, al politicamente corretto, alla sceneggiata politica del “tutti insieme appassionatamente”. E questi due leader sono Vladimir Putin e Marine Le Pen. Hanno avuto il coraggio di dire sempre quel che pensavano, non si sono mai preoccupati di dover correggere il tiro, ammorbidire le posizioni, esprimere forti dubbi sulla possibilità concreta di integrare ampie frange dell’integralismo islamico.
La scelta di campo di Marine Le Pen
Marine Le Pen aveva criticato Mare Nostrum, aveva messo in guardia la Francia sui pericoli del terrorismo islamico, aveva denunciato infiltrazioni ma era stata subito etichettata come “intollerante”, sulla base dei criteri di giudizio imposti dalla sinistra a larghe fette del giornalismo di area. Ma la Le Pen aveva fatto un discorso molto più profondo, indicando in Putin l’uomo forte con cui avere un’intesa perché uno dei pochi in grado di battersi per il recupero dei valori tradizionali e spirituali della civiltà cristiana in Europa. Una presa di posizione, questa, condivisa da molti. Non a caso la Russia è diventata, in un breve lasso di tempo, una speranza per molti cittadini del Vecchio Continente, conquistando simpatie e consensi.
La scelta di campo di Vladimir Putin
Putin da tempo si è posto (e imposto) come paladino dei valori dell’Occidente, superando molti Paesi che dell’Occidente pensavano di tenere alta la bandiera. Non a caso è stato intransigente sulle coppie gay e sulla propaganda omosessuale, diventando bersaglio della sinistra. Ma il presidente russo si è caratterizzato come l’unico ad agire per fermare le persecuzioni dei cristiani. Famosa la telefonata al presidente siriano Assad, durante la quale manifestò allarme “per le notizie sulle persecuzioni morate della minoranza cristiana e di altre minoranze religiose da parte degli estremisti”. Invitò con chiarezza e senza mezze parole il governo siriano a fare di tutto “per alleggerire le sofferenze della popolazione civile e per ristabilire la pace interconfessionale”. Gli altri leader europei, invece, quali passi ufficiali hanno fatto in tal senso? Nessuno. Tranne riempirsi la bocca con i soliti inutili discorsi sull’integrazione possibile e talvolta intervenire (persino in armi) per favorire il dilagare dell’estremismo. Perfino in Siria, senza l’intervento fermo di Putin, vigerebbe già da tempo la legge del “califfato”.