L’ultima follia a scuola: a Natale una recita con l’elefante al posto di Gesù
Parlare di Gesù, a Natale, in certe scuole, è superato, non va più di moda, la Natività viene considerata troppo banale da portare in scena, bisogna inventarsi qualcosa di strano, è questa l’ultima tendenza tra i maestri italiani. Ed ecco che in una recita natalizia di un istituto elementare della Maremma, al posto del Bambinello, nella tradizionale rappresentazione a beneficio dei genitori, è comparso l’Elefantino Elmer, un personaggio da cartoon degli anni Trenta, ripescato negli ultimi mesi nelle scuole italiano come simbolo e testimonial dell’integrazione e della diversità.
La protesta dei genitori
Elmer è un elefantino colorato che non si sarebbe mai sognato di entrare in concorrenza col bue e l’asinello del presepe, figuriamoci con Gesù Bambino. Non è colpa sua. Il problema è che i maestri della scuola elementare di via Varsavia, a Follonica, in Toscana, si sono convinti di poter fare un figurone dedicando l’intera recita scolastica di Natale a un simbolo laico, con proboscide, piuttosto che a quello religioso, con presepe. Decisione che ha fatto infuriare i genitori, come racconta il Corriere di Maremma, che parla di una vera e propria rivolta sui social network. È impensabile pensare a una festa natalizia in cui si parla di un elefantino – scrive una mamma – Il Natale è tutt’altra cosa: è sinonimo di famiglia e di unità nel mondo dove anche il bue e l’asinello con il loro respiro caldo fanno parte in egual misura della gioia all’interno per la nascita di Gesù bambino”. Le motivazioni degli insegnanti sono quasi tutte incentrate sul richiamo alla solidarietà e alla tolleranza, visto che l’Elefantino Elmer esprime la diversità culturale di una creatura che si trova a doversi integrare tra esseri simili a lui, ma tutti grigi, quindi convinti della propria normalità.
La reazione di Fratelli d’Italia
Sulla vicenda anche la politica, ovviamente, s’è spaccata. Da un lato il Pd, a giustificare la recita elefantiaca, dall’altro Fratelli d’Italia, che ha fatto notare come – anche e soprattutto il presepe – a Natale, sia simbolo di integrazione e di tolleranza. «Fate fare ai bambini le loro esperienze, fategli costruire quella capanna, quell’angolo di borraccina e carta stagnola non è il Vaticano e neanche il giogo morale che tanti vedono in esso, il presepe era la nascita di un bambino, di una famiglia, di una comunità. Dove per la prima volta uomini di ogni dove si univano per osannare l’arrivo del bambino di Betlemme, bianchi e neri, asiatici e scandinavi. Nel presepe trovi di tutto, qualsiasi tipologia di uomo, primo esempio di tolleranza ed uguaglianza…».