Esce il quotidiano La Croce, voce delle “sentinelle” che vogliono la mamma
Un’avventura editoriale decisamente controcorrente quella animata da Mario Adinolfi, blogger ed ex deputato Pd che ha fondato il quotidiano pro-life La Croce. Adinolfi ha “sfruttato” la popolarità conseguita con il suo libro Voglio la mamma contro le adozioni gay e in difesa della famiglia tradizionale. Di qui la “saldatura” con un’altra paladina delle coppie formate da madre e padre come “natura comanda”, cioè Costanza Miriano, che collabora anche lei con entusiasmo al nuovo giornale. Inutile dire che i due, Adinolfi e Miriano, sono ormai considerati dai media i portavoce del movimento Sentinelle in piedi, che ha organizzato in ogni piazza d’Italia manifestazioni silenziose e composte contro il ddl Scalfarotto sull’omofobia.
“Essere popolari, non di nicchia”
Adinolfi si consegna all’impresa con entusiasmo e certezze incrollabili: “La sfida – racconta a radio Vaticana – è essere popolari, non di nicchia. Credo che La Croce sarà un giornale popolare; non ha toni professorali, non ha toni saccenti. Prova a parlare un linguaggio semplice, un giornale laicissimo aperto a tutti che racconta tante storie. Credo che sia il primo giornale di questo tipo: che mette la penna in mano anche ai lettori. Da Gesù Cristo abbiamo tratto la forza. Da soli non l’avevamo. Individualmente eravamo nulla; insieme ci siamo ritrovati e l’ispirazione di Gesù ci ha condotto fino a questo punto”.
“Serve un presidente cristiano”
Il primo numero in edicola recava un titolo provocatorio: Serve un presidente #cristiano. L’uso dell’hashtag, spiega ancora Adinolfi, è dovuto al fatto che i redattori provengono tutti dal mondo dei social network. La scommessa è che il quotidiano divenga un segno “identitario”, il contrario di un foglio generalista. Grande spazio a papa Francesco, naturalmente, e ai comitati “Viva la mamma”, ma anche a fenomeni di costume come il film Exodus e poi a storie controcorrente, come quella di Gianna Jessen, sopravvissuta all’aborto e collaboratrice anche lei de La Croce. Quanto alla controversa quetsione del dialogo con l’Islam, per Adinolfi occorre ripartere dal discorso di papa Ratzinger a Ratisbona, in cui Benedetto XVI invitava i musulmani ad avere una concezione razionale di Dio.
“La lettera del Corano è violenta”
“A un cristiano che si sia sentito offeso dalle innumerevoli vignette di Charlie contro la Chiesa, Gesù, la Madonna, Dio e il Papa – osserva Adinolfi – non sarebbe mai venuto in mente di organizzare un commando militare armato di kalashnikov e annientare fisicamente la redazione. A un islamico è venuto in mente, non solo ci ha pensato, ha messo in atto il piano. Perché questa differenza? Perché il Dio dei cristiani è Logos, è ragione. E’ antropomorfo, lo pensiamo con la barba bianca e con la barba bianca è ritratto, noi siamo creati a Sua immagine e somiglianza. Il Dio invocato dagli attentatori di Parigi non è ragione: è Grande (Allah u Akbar è il grido che precede l’azione), è Vendicativo, è Potente, è blasfemia ritrarlo, è blasfemia irrididerlo, è blasfemia irridere il suo Profeta che ha scritto il Corano con lettere di fuoco per diretta dettatura da parte dell’Angelo. Ed essendo dettatura di Allah a Maometto, il Corano non è interpretabile. La Bibbia si interpreta, il Corano si osserva. In termini letterali. E la lettera del Corano è violenta. Questo è il nodo, qui sono le spine”.
Esaurito il primo numero
L’attenzione non è mancata. Oggi su FB Adinolfi esulta e scrive: “Telefona il distributore: il primo numero de La Croce ha fatto l’esaurito tecnico. Gli ingenui che non sapevano che la cosa era impossibile a farsi, la fecero”. Ovviamente non tutti l’hanno presa bene: sul sito gay.it si suggerisce di spedire una bomba glitter ad Adinolfi. “No – scrivono – nessuno si farà male. Stiamo parlando del glitter bombing, ovvero il lancio di glitter. Chiunque nella sua vita sia stato vittima di un lancio di brillantini non dimenticherà le 10 docce necessarie per liberarsene e i successivi mesi in cui troverà cumuli di brillantini per la casa. Ora li ricordate?”. Una contestazione che dietro i brillantini nasconde però un proposito violento e frutto di intolleranza. “Prendiamola come uno scherzo di pessimo gusto”, è stato il commento di Adinolfi.