Immigrazione, sequestrata villa a marocchino “nullatenente”

22 Gen 2015 16:07 - di Carlo Marini

Era proprietario di beni mobili e immobili non giustificabili visto il suo reddito. Per questo i carabinieri di Bergamo hanno posto sotto sequestro, a Romano di Lombardia, la grossa villa di proprietà di Mohammed Ammerti, un marocchino di 48 anni che lo scorso ottobre era stato arrestato con due connazionali perché trovati con 6 chili di cocaina e, in un divano, i 200mila euro per il pagamento della partita di droga. Il sequestro è stato disposto dalla procura di Bergamo proprio perché gli accertamenti patrimoniali hanno fatto emergere che i beni di proprietà dell’extracomunitario sarebbero di provenienza non giustificabile e, presumibilmente, acquistati grazie allo spaccio di droga. Il valore complessivo del patrimonio sequestrato è pari a mezzo milione di euro. I sei chili di cocaina pura al 94,9% avrebbero fruttato, sul mercato al dettaglio una cifra attorno al milione di euro. Arrestati anche un algerino e un olandese.

Il fratello è stato ucciso nel gennaio 2013

Il fratello di Ammerti, gestore del bar-pub “Coconut” di Cortenuova, nella Bassa bergamasca, era stato ucciso il 12 gennaio 2013. Dalle indagini è emerso che quella sera una banda aveva fatto irruzione con le armi nel bar per una rapina, poi degenerata per la reazione della vittima. Il barista, infatti, aveva iniziato a colpire a badilate uno dei tre, che gli aveva sparato tre colpi di pistola al torace, uccidendolo. Secondo gli inquirenti la banda ha organizzato quella che doveva essere una rapina per rubare della droga, poi degenerata nell’omicidio per la reazione della vittima. Per l’omicidio di Ahmed Ammerti sono stati condannati nell’ottobre scorso, Luigi La Gioiosa, catanese di 48 anni e ritenuto l’esecutore materiale, e Nabil Moussalim, condannati a 19 anni e 4 mesi ciascuno. Emanuele Nocco, pugliese di 39 anni, è stato invece condannato a 16 anni. Infine 14 anni di condanna per Raimind Koxhaj, albanese residente a Magenta (Milano), che avrebbe partecipato all’organizzazione del delitto. i quattro imputati sono inoltre stati condannati risarcire 100 mila euro complessivi alla moglie e allo stesso Mohammed Ammerti, in quanto fratello della vittima.

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