La Cei: «Le unioni gay sono un attentato alla Costituzione»
«Ci troviamo davanti a un attentato al matrimonio inteso nella forma in cui lo vuole la Costituzione». È il duro j’accuse di monsignor Enrico Solmi, vescovo di Parma, presidente della Commissione per la Vita e la Famiglia della Cei, contro l’istituzione del registro delle unioni civili a Roma. Il vescovo fa presente che «sono altre le priorità» di cui politici e amministratori dovrebbero occuparsi, dal diritto alla salute alla fatica di arrivare alla fine del mese.
«Il Campidoglio ha gettato la maschera»
«Il Comune di Roma ha calato la maschera – ha sottolineato monsignor Solmi in un’intervista a Radio Vaticana – e ha mostrato la vera finalità di questi registri delle unioni di fatto: quella di avallare i cosiddetti matrimoni gay e introdurre in modo indiretto questa possibilità che in Italia non è data per legge. Ci troviamo davanti a quel tentativo di mistificare come matrimonio quello che matrimonio non è», ha detto il vescovo che ha condannato quello che potrebbe diventare “un far west legislativo”. «Quando due persone dello stesso sesso decidono di vivere insieme – ha concluso il rappresentante della Cei – certamente ne hanno la libertà ma questo non può configurarsi come matrimonio» e le decisioni assunte da alcuni amministratori hanno l’obiettivo «di bypassare la legge dello Stato, fare forza, oserei dire violenza, perché questa legge sia introdotta».