Boldrini “sotto inchiesta” alla Camera: come fu pagata la sua vacanza?

24 Gen 2015 9:49 - di Valeria Gelsi

Finiscono “sotto inchiesta” le spese di Laura Boldrini: il Consiglio di Giurisdizione di Montecitorio ha chiesto la documentazione relativa a una vacanza della presidente della Camera che sarebbe stata pagata compiendo degli illeciti amministrativi.

Il “prestito” della Camera

Il procedimento ha preso le mosse da una denuncia del Codacons su un pernottamento avvenuto il 7 dicembre 2013 all’albergo “Casa Pazzi” di Grottammare, una bella dimora storica in provincia di Ascoli Piceno. La presidente della Camera, che si trovava lì in forma strettamente privata, si sarebbe fatta pagare il costo della stanza da Montecitorio, salvo poi restituire la somma alcuni giorni dopo.

La denuncia del Codacons

Un fatto grave? Secondo il Codacons sì, per almeno due motivi. Intanto, come ha riferito il presidente dell’associazione di consumatori Carlo Rienzi, la stessa avvocatura della Camera ha spiegato che «una cosa del genere non si può fare». Dunque, Boldrini avrebbe abusato della sua posizione. Dopo la divulgazione della notizia, l’ufficio stampa della presidente ha sostenuto che «non vi è stato alcun utilizzo di soldi pubblici, neanche in forma di anticipo».

«L’arroganza del potere»

Ma proprio il comunicato di smentita porta all’altro elemento di «arroganza del potere» denunciato dal Codacons: il rifiuto della Camera di fornire spiegazioni e, quindi, il disprezzo di quel principio di trasparenza di cui pure la stessa Boldrini s’è fatta più volte portavoce. Il Codacons, infatti, ha chiarito che aveva presentato una istanza alla Camera per ottenere informazioni sull’episodio, ma che i legali dell’amministrazione si erano fermamente opposti, sostenendo l’assenza di legittimazione da parte dell’associazione. «Siamo felici di apprendere che non ci sarebbe stata alcuna spesa né anticipo di soldi pubblici», ha commentato il Codacons, aggiungendo però che allora «non appare chiaro il motivo per cui sia stato eretto un muro contro la legittima richiesta dei cittadini di visionare la relativa documentazione. Basterebbe che il Presidente della Camera o il direttore dell’hotel esibissero la fattura di quel pernottamento per essere tutti sereni e tranquilli».

 

 

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