L’Isis attacca Tripoli e minaccia l’Europa: arriveremo con i barconi

27 Gen 2015 21:39 - di Redazione

L’Isis punta alla Libia per “raggiungere il sud dell’Europa con i barconi dei migranti”. E attacca Tripoli, rivendicando l’assalto all’hotel Corinthia, che ospita il governo “parallelo” di Omar al Hassi – non riconosciuto dalla comunità internazionale – oltre a diplomatici e lavoratori stranieri. L’assalto è cominciato con un’autobomba nel cortile, una sparatoria nella hall e una presa di ostaggi, poi finita male. La ricostruzione di quanto avvenuto è ancora confusa, compreso il numero delle vittime: almeno 12.

L’assalto all’hotel Corinthia

Tre guardie libiche sarebbero state uccise dai terroristi che hanno sparato all’impazzata appena entrati nella hall, mentre cinque stranieri sarebbero stati prima sequestrati nell’albergo e poi uccisi: tra loro anche un americano e un filippino. Morti al termine dello scontro con la sicurezza libica anche i quattro (o cinque) assalitori, che secondo alcune fonti si sarebbero fatti esplodere una volta circondati. Decine anche i feriti. Subito dopo l’attacco, la sedicente “provincia di Tripoli dello Stato islamico” ha rivendicato l’azione – ha riferito il Site – come rappresaglia per la morte il 3 gennaio scorso in un carcere americano di Al Libi, uno dei leader di al Qaida e mente degli attentati alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania negli anni ’90. Non mancano dubbi e altre versioni sulla responsabilità dell’operazione terroristica, ma è certo che da mesi l’Isis punta ad allargare la sua sfera di influenza sulla Libia, dove già ha conquistato Derna, in Cirenaica.

In Europa usando i barconi di immigrati

Secondo un ‘rapporto’ dello stesso Stato islamico, ripreso oggi dai media libici, l’Isis ritiene “strategico” conquistare la costa libica per la sua vicinanza all’Europa meridionale, “facilmente raggiungibile con le semplici barche” dei migranti. “Se riusciremo a sfruttare questo canale, la situazione nelle città europee si trasformerà in un inferno”, conclude il rapporto, gettando benzina sul fuoco di un allarme già diffuso nelle cancellerie occidentali. Secondo il direttore della sicurezza centrale di Tripoli, Omar Khadrawi, però l’Isis non c’entra nulla con l’attacco al Corinthia. Il responsabile, fedele a Hassi, ha accusato ex rappresentanti delle “guardie rivoluzionarie di Gheddafi”, che punterebbero a minare la reputazione di Tripoli come città “tranquilla e sicura”.

La condanna dell’attentato

Secondo fonti dei servizi maltesi (l’hotel è di proprietà maltese) inoltre, potrebbe addirittura esserci la mano del governo basato a Tobruk – riconosciuto questo sì dall’Occidente – proprio per colpire il rivale Hassi. Il “premier” sarebbe però stato messo in salvo dai suoi. Unanime la condanna dell’attentato, dal capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che dal Marocco ha denunciato “il tentativo di boicottare, danneggiare e influenzare negativamente gli sforzi in corso a Ginevra per riconciliare le parti in conflitto”. Il titolare della Farnesina ha inoltre assicurato che l’Unità di crisi e gli 007 continuano a monitorare “le condizioni di sicurezza a Tripoli”, dove quella italiana è tra le pochissime ambasciate occidentali ancora aperte.

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