Lombardia, sì alla legge anti-moschee: più regole e più controlli

27 Gen 2015 20:51 - di Fortunata Cerri

La Lombardia ha adottato una legge regionale per limitare, tramite regole urbanistiche dettagliate e più onerose, l’autorizzazione di nuovi luoghi di culto. Vale, nella versione finale del testo, per tutte le confessioni, ma il provvedimento voluto dalla Lega e sostenuto dal centrodestra è soprattutto un segnale politico alle associazioni islamiche che chiedono di regolarizzare l’apertura di moschee trovando sponda nelle amministrazioni di centrosinistra, a partire da Milano. E su questo aspetto si è incentrato tutto il dibattito in aula, dove le opposizioni – Pd, M5S e Patto Civico – hanno votato contro.

La legge anti-moschee

La nuova legge regionale, già ribattezzata “anti-moschee“, interviene come detto con strumenti urbanistici e, per esempio, impone per i nuovi edifici di culto il rispetto “del paesaggio lombardo”. In base al testo finale le norme valgono sia per le confessioni religiose che hanno firmato intese con lo Stato sia per quelle che non l’hanno fatto, come l’islam. In entrambi i casi, dovranno essere stipulate convenzioni urbanistiche con i Comuni interessati, ma nel secondo, quello che riguarda appunto i musulmani, le richieste di autorizzazione saranno sottoposte a un ulteriore controllo da parte di una Consulta regionale. I Comuni devono approvare in diciotto mesi un piano per le strutture religiose e avranno facoltà di indire un referendum consultivo sui progetti, se lo strumento è previsto negli statuti. In ogni caso, per aprire nuovi edifici di culto in Lombardia bisognerà tra l’altro effettuare una procedura Vas; garantire che sorgano in aree collegate a dovere e a una “distanza minima” da altri; che abbiano una superficie di parcheggi pari ad almeno il doppio di quella dell’edificio; che siano dotati di impianti di videosorveglianza collegati con le forze dell’ordine. «Qui – ha detto il relatore leghista, Roberto Anelli – non si tratta di ostacolare o meno la libertà religiosa, ma di porre delle regole certe, per la salvaguardia dei cittadini, di fronte ai recenti fatti di cronaca e all’arroganza di chi pretende di dettare legge a casa nostra».

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