Marine Le Pen “asfalta” D’Alema in tv: «Fai sermoni da comunista»
Era la sua prima volta in un salotto televisivo italiano e di fronte aveva un avversario nient’affatto semplice: Massimo D’Alema. Eppure Marine Le Pen, ospite di Giovanni Floris a “Di martedì”, dove è stata accompagnata da Giorgia Meloni, non solo non si è trovata in difficoltà, ma ha vinto la sfida a mani basse opponendo a un «sermone da comunista» sui benefici dell’Euro e di Schengen le difficoltà economiche e le falle nella sicurezza che colpiscono oggi i cittadini europei.
Contro la «religione dell’euro»
L’euro è stato un «vero dramma», una «parentesi nella nostra lunghissima storia che oggi dobbiamo assolutamente chiudere», ha detto Marine Le Pen, aggiungendo che «Italia e Francia starebbero molto meglio senza». Una posizione rigettata da D’Alema, secondo il quale è «un gravissimo errore concentrare la polemica sull’euro» piuttosto che su politiche «come quella della Merkel». Ragionamento che forse potrebbe funzionare in teoria, se non fosse, come ha sottolineato Le Pen, che l’euro «è diventato una religione in quanto tale» e il Parlamento europeo, difeso da D’Alema come luogo di rappresentanza dei popoli, in realtà è destituito di qualsiasi potere.
«Dal popolo e per il popolo»
«Mi sento vicina a coloro che difendono il governo del popolo, dal popolo e per il popolo e non i governi per le grandi istituzioni finanziarie», ha detto la leader del Front National, sottolineando che la moneta unica ha prodotto «un buco nero» rispetto alla crescita mondiale in Europa, provocando «perdita di competitività e disoccupazione in proporzioni mai viste». «Non bisogna permettere a una istanza sovranazionale di decidere al posto nostro», ha incalzato Le Pen, in un botta e risposta al vetriolo durante il quale D’Alema le ha dato della «nostalgica» della guerra.
Le Pen spiega a D’Aleman «la differenza tra lei e me»
«Quando attraverso la frontiera tra la Germania e la Francia e penso che lì sono morti milioni di ragazzi, forse lei è nostalgica di quel periodo ma io no, e vedo che oggi si passa senza passaporto, penso che questa è una grande conquista di civiltà», ha detto D’Alema. «Monsieur D’Alema, la differenza tra lei e me è che lei sta difendendo quelli che possono ancora permettersi di andare in vacanza per il week end in Germania o in Francia; io difendo quelli che a causa della vostra politica oggi non possono più farlo perché non hanno più i soldi per farlo». «Nostra politica? Di Sarkozy», è stata la risposta cui si è aggrappato un D’Alema che, ormai abituato a battibeccare solo con Matteo Renzi, non si vedeva così in difficoltà da parecchio.