Napolitano torna a casa. Impazza il toto-Quirinale: una donna? (video)
«Contento di tornare a casa». Giorgio Napolitano ha dato l’addio al Colle, che ha definito «un po’ come una prigione», unico presidente della Repubblica ad aver bissato il primo mandato. Un adieu che re Giorgio aveva di fatto ufficializzato nel discorso di fine anno gli italiani: da oggi tornerà a Monti nella sua casa di via dei Serpenti. La lettera di dimissioni è stata consegnata dal segretario generale del Quirinale, Donato Marra, ai presidenti delle Camere. La seconda carica dello Stato, Piero Grasso, assume così le funzioni di presidente della Repubblica supplente e avrà pieni poteri fino all’elezione del nuovo capo dello Stato. La prima votazione del Parlamento in seduta comune (integrata dai rappresentanti delle Regioni) per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica dovrebbe tenersi alle ore 15 del prossimo 29 gennaio. Immancabile il tweet a tempo di record di Matteo Renzi, un laconico #GraziePresidente”.
Le bocciature
Se per Dario Franceschini, uno dei papabili alla successione, Napolitano è stato nientemeno che «una roccia in mezzo alle intemperie», per Beppe Grillo (che ne ha chiesto più volte l’impecheament) deve immediatamente dimettersi da senatore a vita. Ironica Daniela Santanchè che commenta “Bye Bye presidente”.
Il toto-nomi
Ma chi entrerà “in prigione” dopo Napolitano? Sui quotidiani e sul web impazza il toto-Quirinale. Si è parlato del governatore della Bce Mario Draghi, che però ha già declinato “l’invito” («non è il mio lavoro»); si è parlato di Romano Prodi, l’eterno Professore già trombato due anni fa, spinto dalla voglia di vendicarsi di Matteo Renzi; si è parlato di Walter Veltroni, che al momento risulta il più accreditato, sufficientemente di sinistra da contenere l’emorragia di franchi tiratori del Pd e sufficientemente “non comunista” da essere accettato, in cambio di qualcosa, anche da Forza Italia, Ncd e Scelta Civica. Si è fatto il nome anche di Massimo D’Alema.
Cercansi donne
Scarseggiano, invece, le donne anche se molti protagonisti maschili della politica la giudicano una scelta positiva. Per il governatore della Lombardia Roberto Maroni, «sarebbe ora di una donna presidente». Lo ha fatto capire anche Susannna Camusso, prima donna eletta a segretario della Cgil. Al di là di Emma Bonino i nomi più accreditati, ma anche più bruciati, sono quelli Anna Finocchiaro (graditissima al Nazareno) e Roberta Pinotti (renziana doc). In lista anche Laura Boldrini più per dovere istituzionale che per scelta. L’ultimo nome, quello più fresco, è quello di Marta Cartabia, da poco vicepresidente della Corte Costituzionale.
L’identikit
Difficile immaginare il profilo giusto per il successore di Napolitano dopo quasi nove anni al Colle. Dopo il rosso Giorgio dal passato comunista, in tanti giurano che il prossimo capo dello Stato dovrà essere un cattolico, un “bianco”, più giovane e leggero del predecessore. Di sicuro dovrà essere un presidente poco ingombrante per non oscurare Matteo Renzi, che controlla a distanza i Grandi Elettori. Probabilmente un esponente democratico, visto che anche Silvio Berlusconi ha già detto che spetta al partito di maggioranza dare le carte.