Il Papa: non si uccide in nome di Dio, non si gioca con la religione
È cominciata oggi la visita di papa Francesco nelle Filippine, seconda tappa del viaggio apostolico che lo ha già portato nello Sri Lanka. Due milioni hanno atteso per le strade di Manila il passaggio del pontefice per salutarlo e rendergli omaggio.
“Non si uccide in nome di Dio”
Durante il viaggio in aereo il Papa ha parlato con i giornalisti dei temi del momento: la libertà di religione e di espressione. “La libertà di religione” è essenziale – ha spiegato – e “non si uccide in nome di Dio“. La “libertà di espressione è un diritto, ma anche un dovere”. Ci sono dei paletti che Francesco ha evidenziato con un esempio: libera espressione sì, “ma se il mio amico Gasbarri (direttore amministrativo della radio Vaticana, ndr) dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno”. E ancora la fede non sia ridicolizzata. Non si “giocattolizza la religione degli altri”.
“Temo per i fedeli, io sono incosciente”
Rispondendo ad una domanda sulla sicurezza papa Bergoglio ha detto: “Sempre il migliore modo per rispondere è la mitezza, essere mite, umile, come il Padre, senza fare aggressioni. A me – ha aggiunto – preoccupano i fedeli, su questo ho parlato con la sicurezza vaticana, il dottor Giani mi aggiorna, mi preoccupano i fedeli, ho paura per loro, ma lei sa che io ho un difetto, una bella dose di incoscienza. Ma se mi accade questo? Soltanto ti chiedo la grazia che non mi facciano male, perché non sono coraggioso di fronte al dolore”. Per la sicurezza, ha concluso: “E’ chiaro che si prendono delle misure prudenti e sicure, e bisogna sperare”.
Il messaggio ai poveri
Ha poi aggiunto che il nocciolo del messaggio al popolo delle Filippine “sono i poveri, i poveri che vogliono andare avanti, i poveri che hanno sofferto, per esempio per il tifone Yolanda, che ancora soffrono le conseguenze, i poveri di Dio, e soprattutto gli sfruttati”.